Indagine Ocse, adulti italiani nuovi analfabeti
Pesante gap con altri 24 paesi avanzati, italiani ultimi nella classifica Ocse per competenze letterarie e matematiche. “Inoccupabili” per il ministro Giovannini
Martedì è stato pubblicato il rapporto Isfol per l’Ocse sulle competenze principali degli adulti e il risultato per l’Italia è stato drammatico. Il campione preso in considerazione era composto dagli adulti tra i 16 e i 64 anni provenienti da 24 paesi Ocse e gli italiani si sono classificati all’ultimo posto per competenze in lettura e al penultimo, davanti la Spagna, per quelle tecnologico-matematiche.
Gli esperti contattati dall’Ocse hanno sondato la cosiddetta literacy profiency, in cui l’Italia risulta ultima, ovvero l’abilità di comprendere testi e messaggi complessi e di usare le competenze per interagire nella società. L’altro indicatore usato è la numeracy profiency, cioè la capacità di capire ed utilizzare informazioni numeriche; in questo campo il risultato del Belpaese, al penultimo posto, è appesantito dal grave analfabetismo digitale italiano, infatti in tale statistica rientrano anche i dati provenienti dall’abilità ad utilizzare le tecnologie.
Le reazioni all’indagine non si sono fatte attendere. Il ministro del lavoro Giovannini, prendendo atto dei dati, ha dichiarato che gli italiani sono “inoccupabili” visto che emerge con chiarezza l’inadeguatezza della popolazione in età da lavoro ad interagire con il mondo circostante e quindi essere validi da un punto di vista lavorativo. Il ministro dell’istruzione Carrozza ha invece sottolineato come alla luce di tale riscontro, che arriva dopo l’altrettanto fallimentare indagine Pisa-Ocse sui quindicenni, sia necessario invertire direzione di marcia rafforzando gli investimenti sulla formazione.
Le parole di Giovannini sull’”inoccupabilità” hanno suscitato una levata di scudi da più parti, polemiche che si sono concentrate sia sulle dichiarazioni del ministro che sui risultati del test. Cgil e Uil hanno invitato il ministro, piuttosto che a commentare ad agire per porre rimedio alla grave situazione, e farlo aumentando le risorse a disposizione ma anche rinnovando le politiche in ambito scolastico e formativo.