Pubblicato: Dom, 21 Mag , 2023

Diritti Umani: Da Montagnana al Corno d’Africa, GMA cinquant’anni al servizio dei poveri del mondo

Il gruppo nato a Padova è impegnato ad aiutare donne e bambini in Italia, Etiopia ed Eritrea

Ai confini del mondo, tra i poveri, le donne e i bambini di nessuno, dal 1972 un gruppo di italiani, è impegnato per i diritti dell’uomo. Il Gruppo Missioni Africa è capitanato dal tenace padre Vitale Vitali, nomen omen, e dall’instancabile cofondatrice Maria Boggian, coadiuvati da Laura Arici e Laura Viganò, professioniste di chiara fama, da anni dedite al sociale, alle politiche internazionali e alla ricerca su microfinanza e finanza per lo sviluppo, oltre ad un nutrito gruppo di studiosi, ricercatori, tecnici e volontari. Cuori immensi che si impegnano con grande energia e sensibilità ad aiutare anche negli angoli dimenticati del pianeta. Da questo laboratorio di colori ed emozioni, nasce anche il primo master internazionale di Microfinance, approccio socio-economico declinato concretamente con i progetti in Africa.

L’intervento Formativo ed educativo del GMA in Africa e in Italia, è rivolto prevalentemente a favore di donne e minori poveri e vulnerabili, per diffondere una cultura di solidarietà, giustizia e promozione sociale verso popolazioni svantaggiate per un cammino di auto-sviluppo. L’educazione e la cultura sono un grande focus, in cui si incentivano corsi di alfabetizzazione e istruzione, inserimento lavorativo. Corsi di microfinanza, ma anche gestione dell’acqua, apertura di micro cooperative e piccole attività imprenditoriali. Adozioni e percorsi di inserimento sociale per orfani e famiglie smembrate dalla guerra.

Una collaborazione che, dall’altra parte del mare, incentiva anche all’autonomia e sprona gli stessi abitanti dei paesi africani a costruire il loro futuro. L’associazione punta, infatti, a creare strutture, favorendo l’educazione e dando gli strumenti utili per conseguire l’autonomia del villaggio. Eritrea ed Etiopia sono segnate da una guerra endemica di decenni, che si somma a carestie e povertà. La politica predatoria ha sempre visto l’Africa come un serbatoio di risorse naturali cui attingere, se non addirittura saccheggiare. L’Eritrea sconta anche la feroce dittatura di Isaias Afewerki, primo ed unico presidente del paese dal 1993. Prevalgono gli interessi di geopolitica internazionale a quelli di crescita e sviluppo della nazione. La condizione sociale della donna è ancora al pari di un animale. In Eritrea, inoltre, il regime dittatoriale rastrella ogni essere umano, compresi bambini e donne, per alimentare le fila dell’esercito. Solo le donne in stato di gravidanza sono esentate. Paesaggi stupendi e un’umanità che mal si adattano a condizioni tanto terribili, tra fame e povertà estrema. 

I padovani e i loro futuristici progetti sono impiegati in suolo italico, ma hanno anche cercato di portare gli strumenti di sopravvivenza in un mondo dilaniato dalla guerra e dal totalitarismo, dove non sembra esistere nessun spazio evolutivo. In punta di piedi, avvicinandosi a culture e tradizioni dei villaggi, incentivano l’avvio di cooperative locali per creare forme di economia sociale e migliorare la qualità della vita. Sostengono e aiutano nella costruzione di asili, mulini, magazzini, ponti, acquedotti. Aiutano nella costruzione delle scuole, da quelle per la prima infanzia fino alle superiori, biblioteche e aule per studiare. Gli edifici così costruiti vengono consegnati al governo che ne garantisce la gestione in collaborazione con il villaggio. Non mancano casette e centri per gli orfani, borse di studio e sostegni familiari, adozioni e aiuti a distanza. Perchè il diritto all’istruzione, al lavoro, all’acqua e al riconoscimento di essere umano dovrebbe esistere per tutti.

il piccolo Mehreteab sognava di diventare il grande eroe dei bambini. c’era un bambino tra migliaia che aveva grandi sogni, aspettava che qualcuno ascoltasse i suoi desideri, per realizzarli e per vedere un giorno il mondo ricco dei colori della felicità” (il villaggio della solidarietà, 2012). Ma in Africa i bimbi sono arruolati già a partire dai 7 anni e per loro non c’è spazio per sognare, spesso abusati e venduti come schiavi sessuali. Secondo un rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef 2022), l’Africa occidentale e centrale conta il maggior numero di bambini soldato al mondo e il maggior numero di vittime minorenni di violenze sessuali. Nel 2021 sarebbero stati circa 10mila i bambini soldati impiegati sul fronte africano. Quasi il 75% dei conflitti coinvolgono il reclutamento di bambini e ben oltre la metà di questi ha incluso le bambine (Fondo ONU per l’Infanzia). L’utilizzo dei fanciulli nei conflitti armati risponde alla necessità di riempire i ranghi di milizie ed eserciti. I minori sono facilmente indottrinabili, non ci vuole molto per trasformarli in spietati killer che sparano con un mitra. Gli eserciti e i gruppi armati reclutano anche le ragazze, spesso vengono rapite e costrette a sposare combattenti adulti e a vivere sotto il loro controllo, sottoposte a stupri e violenze di ogni genere. In Africa, le fanciulle rappresentano ben il 40% dei piccoli combattenti e visto che riescono più facilmente ad eludere i controlli, sono impiegate anche in missioni kamikaze, ad esempio dai terroristi di Boko Haram in Nigeria. I minori, trasformati in soldati, sono sottoposti a violenze di ogni tipo: uccisioni, torture, mutilazioni, uso di droghe, somministrate per eliminare dolore e paura, gravidanze indesiderate e malattie. Gli stupri, purtroppo, sono ampiamente usati dalle guerriglie e dagli eserciti in Eritrea, Congo-K, Somalia, Repubblica Centrafricana, Sudan e Sud Sudan. Le guerre, inoltre, distruggono ospedali e scuole. Migliaia di giovanissimi sono privati di diritti fondamentali e di ogni prospettiva per il futuro. I Paesi in cui i bambini sono costretti ad usare le armi invece di andare a scuola e giocare sono tanti: Afghanistan, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Iraq, Mali, Nigeria, Sudan, Sud Sudan, Eritrea, Etiopia, Somalia, Siria, Yemen, Myanmar, sia impiegati da gruppi armati che eserciti regolari. I bambini soldato vengono impiegati anche dagli eserciti regolari. Secondo i dati dell’ONU del 2020, la Somalia è tra questi Paesi con migliaia di ragazzini arruolati, per lo più rapiti dalle milizie di al Shebab, ma utilizzati anche da esercito e polizia. Anche l’esercito di stato dell’Eritrea arruola nelle sue fila i minorenni, a prescindere dal genere. Il Tribunale Penale Internazionale ha recentemente considerato l’arruolamento di minori di 15 anni come un crimine di guerra, condannando a 30 anni di reclusione un capo del gruppo armato ugandese Lord’s Resistance Army. Le urgenze sono dunque in due direzioni: insegnando loro a costruire case e scuole ed auspicabilmente tessere le basi per un futuro più dignitoso, dall’altro lato recuperare anche gli ex combattenti minori sottraendoli almeno alla violenza del conflitto armato. Complessivamente, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia ha affermato che oltre 57 milioni di bambini nell’Africa occidentale e centrale hanno bisogno di assistenza umanitaria. Alla tratta di esseri umani e prostituzione, si aggiunge anche il mercato nero della vendita di organi. Tra i progetti del GMA italiano si inseriscono anche quelli di adozione ed educazione. E’ stato avviato pure un fondamentale progetto di nursery per nutrire e accudire i neonati rimasti orfani che altrimenti sarebbero destinati a morte certa.

Si guarda al futuro con la speranza che qualcosa migliori. Si inizia dalle donne, che di fatto sono la colonna portante dell’Africa. A loro sono rivolti gran parte dei percorsi di scolarizzazione e inserimento lavorativo. Solo le donne, infatti, per accudire i bambini sono esonerate dal servizio militare e sono le uniche a poter restare nel villaggio. Si dice che “l’Africa cammina con i piedi delle donne” e infatti centinaia di migliaia di donne percorrono chilometri a piedi ogni giorno, per portare l’acqua e la legna alle famiglie, per lavorare al mercato o nei campi. Alle donne è affidato il 70% della produzione agricola, producono l’80% dei beni di consumo e ne assicurano il 90% della loro commercializzazione. Circa il 65% delle bambine, però, non accede alla scuola secondaria; resta diffusa la pratica delle spose bambine così come quella della mutilazione dei genitali femminili. La formazione scolastica e lavorativa della donna è uno dei primi passi per il miglioramento delle condizioni nei villaggi. Con la microfinanza si cerca di promuovere gruppi di risparmio e credito, avviando piccole attività lavorative. Si tratta per lo più di lavorazione della paglia, cotone, terracotta, gestione di piccoli servizi per il villaggio, come un negozio, un mulino, una mensa. Il GMA cerca di aiutare a costruire le infrastrutture minime indispensabili, per sanità ed istruzione, ma anche strade e ponti per collegare villaggi e città, sempre secondo le esigenze locali. La coltivazione variegata di prodotti consente l’autosostentamento ai villaggi, da cui l’iniziativa di insegnare a creare gli orti e coltivarne in tutto il paese, congiuntamente ad allevamenti di animali e creazione di piccole fattorie. D’altra parte, in Africa permane anche la necessità di acqua, una sola persona su quattro può bere. Per questo è necessario investire in impianti idrici e fotovoltaici, pozzi, rubinetti, punti di raccolta e distribuzione dell’acqua. Acqua potabile per vivere, ma anche per irrigare i campi e dissetare gli animali. Negli ultimi anni sono stati introdotti anche i mogogò ecologici, un’evoluzione del forno tradizionale. Inseriti i pannelli fotovoltaici, per portare energia elettrica nelle capanne, ed è arrivata pure la fornitura di forni solari in sostituzione di quelli a legna. E se potrà sembrare poca cosa, per chi vive del nulla è davvero un grande miglioramento.

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