Costretti a occupare perché da dicembre ancora senza casa
In inverno erano crollate le loro abitazioni, ma da allora gli abitanti di via Bagolino sono stati lasciati soli dalle istituzioni
di Matlide Geraci
“Avevamo già annunciato che non sarebbero state tollerate le occupazioni di scuole e di edifici pubblici: le famiglie che hanno occupato l’asilo di via Rallo erano state più volte preavvisate dell’imminente sgombero”. A parlare è il sindaco Leoluca Orlando in merito alle recenti tensioni scoppiate tra le famiglie che hanno occupato l’asilo comunale di via Alberto Rallo e le Forze dell’Ordine durante il tentativo di sgombero dello stabile. Polizia e agenti della municipale si erano recati, infatti, nei pressi della scuola per mettere in atto l’ordinanza del Comune, ma un gruppo di occupanti si era barricato all’interno dell’edificio, lanciando alcuni sassi contro i funzionari comunali, ostacolando così l’operazione.
Quattro, le famiglie che hanno occupato abusivamente l’asilo, e che in una notte hanno visto trasformare radicalmente la propria vita. Si tratta degli sfollati di via Bagolino, la strada in cui lo scorso 17 dicembre crollarono due palazzine causando la morte di quattro persone. Sono passati otto mesi da quella tragedia, ma chi ha visto venire giù la propria casa e, insieme ad essa, tutte le certezze costruite negli anni con tanta fatica, è ancora senza un tetto stabile sopra la testa. Da tempo le famiglie denunciano il totale abbandono da parte delle istituzioni, primi fra tutti il sindaco e il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Quest’ultimo avrebbe persino promesso all’indomani del crollo 2mila euro a famiglia, però mai consegnati.
Gli sfollati hanno più volte chiesto aiuto. “Persino a Natale ci hanno lasciati completamente soli. – ci confida F. P., una delle mamme di via Bagolino -. Dobbiamo ringraziare i proprietari di un bar qui vicino, che, di tasca propria, ci hanno fatto trovare la tavola apparecchiata, se abbiamo potuto mangiare e far festeggiare i nostri figli. Il Comune dov’era?”. A detta sempre delle famiglie, l’amministrazione comunale si è disinteressata della situazione fino a quando, alcuni giorni fa, diversi residenti di via Rallo, esasperati da non si sa bene cosa, non hanno denunciato gli occupanti dell’ex asilo per abbandono di minori, rendendo anche di fatto necessario lo sgombero. Come accennato prima, però, fallito. Si arriva, così, a giovedì mattina, quando le quattro famiglie hanno deciso di lasciare i locali dell’asilo per trasferire i propri mobili e oggetti vari, chi presso un magazzino gentilmente offerto da un vecchio amico, chi a casa di qualche parente; mentre la notte l’avrebbero trascorsa chissà dove. Molto probabilmente in strada, di certo non più nella scuola di via Rallo, dove si erano sistemati dal 31 gennaio.
“È una struttura vuota e abbandonata – aveva detto uno degli sfollati -. Nel crollo abbiamo perso tutto e non possiamo permetterci di affittare un’abitazione. Almeno adesso questo edificio serve a qualcosa”. “Quell’asilo – replica, invece, a gran voce Orlando – deve tornare ad essere tale, così a settembre ricomincerà a ospitare i bambini. L’Amministrazione ha chiaramente indicato qual è la propria posizione nei confronti di chi rende impossibile, per qualsiasi motivo e con qualsiasi metodo, il funzionamento degli edifici scolastici”.
Tra chi in quella fredda notte d’inizio inverno perse tutto, soltanto alcuni trovarono rifugio tra amici e parenti. Agli altri, il Comune offrì una sistemazione temporanea in un albergo di via Archirafi. Ed è proprio quel senso di “alloggio a breve termine”, che fece decidere alle quattro famiglie di “traslocare” tra le mura del nido abbandonato, nella speranza di vedersi presto assegnate delle case in via definitiva. “In questi mesi abbiamo chiesto di parlare con il sindaco, il suo vice e gli assessori, ma a quanto pare sono sempre tutti troppo impegnati. Abbiamo cercato un confronto, ma sembra che a turno ognuno di loro se ne sia lavato le mani”.
L’Amministrazione ha fatto sapere che la mancata assistenza é dovuta al fatto che le quattro famiglie non fanno parte del piano emergenza abitativa e, di conseguenza, non hanno diritto all’assegnazione di una nuova casa. In pratica, il loro reddito supera il limite, oltre il quale quest’ultima non può essere garantita. Aspetto, però, smentito dalle stesse famiglie: “Molti di noi non hanno neanche un lavoro e con una sola pensione campano sette, otto persone. Non riusciamo nemmeno ad aprire un conto in banca, come potremmo avere un reddito superiore al limite riconosciuto?”.