Condannato a 15 anni per aver scritto una poesia
Qatar: “attentato a simboli dello Stato e incitamento a sovvertire il potere”. Queste le accuse contro Muhammad al-Ajami, poeta che lodò la primavera araba
di Alessandro Salvia
Tre mesi fa gli fu addirittura dato l’ergastolo poichè “Gelsomino”, la sua poesia sulla primavera araba, non è affatto piaciuta all’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani, in particolare per un riferimento agli “sceicchi che giocano con le loro playstation”. Amnesty International e Human Rights Watch, due fra le più importanti organizzazioni per i diritti umani, definirono tale sentenza come “un’oltraggiosa violazione della libertà di espressione”, chiedendo la scarcerazione immediata del poeta. Le loro richieste non sono state accolte, ma la Corte d’Appello di Doha ha ridotto la pena a 15 anni. Sentenza contro la quale, in ogni caso, il poeta 36enne ricorrerà in terzo grado fra tre settimane. Per l’avvocato difensore di al-Ajami, Najib al-Naimi, la sentenza d’appello dimostra un “malfunzionamento della giustizia”: “Dietro questa decisione c’è la politica -ha spiegato-, vogliono dimostrare ai cittadini del Qatar che chiunque aprirà la bocca subirà lo stesso trattamento”.
Il Qatar ha sempre dato l’impressione di essere a favore della difesa dei diritti umani, appoggiando le rivolte in Egitto, Tunisia e Yemen; schierandosi con la Nato nel conflitto in Libia e con i ribelli che si battono contro il presidente Assad in Siria. Nonostante questo, nel piccolo Stato del Golfo, i giornali si auto-censurano e non esiste una vera opposizione politica. Ali al-Hattab, attivista saudita che segue i diritti umani nel Golfo, ha così commentato la decisione della Corte d’Appello: “Parlano tanto di democrazia e di uguaglianza, ma non vogliono che persone come Mohammed abbiano la libertà di parlare perché vivono le sue parole come una minaccia al loro potere e alla voglia di controllo. Tutto quello che ha fatto è recitare una poesia. Come può essere accusato di voler rovesciare il regime?”. Una domanda, quella dell’attivista, alla quale nessuna risponderà.