Pubblicato: mar, 4 Feb , 2014

Boss evaso, nell’assalto muore il fratello, adesso è caccia all’uomo

L’ergastolano Domenico Cutrì, 32 anni, è riuscito a scappare, nell’assalto è rimasto ucciso il fratello 31enne
L'ergastolano Domenico Cutrì

L’ergastolano Domenico Cutrì

Sono estese in tutta Italia le ricerche dell’ergastolano, Domenico Cutrì. Insieme a lui anche gli uomini che ieri lo hanno fatto evadere, davanti alla sezione distaccata del tribunale di Busto Arsizio, a Gallarate, in provincia di Varese, dove il fuggitivo avrebbe dovuto partecipare a un processo per emissione di assegni falsi. Sulla testa di Domenico Cutrì, 32 anni, grava una condanna all’ergastolo: è ritenuto il mandante dell’omicidio di un giovane polacco freddato a Trecate (Novara) nel 2006 per motivi passionali.

Un’evasione a lungo studiata e che era diventata una vera e propria ossessione per Antonino, ucciso mentre faceva evadere il fratello Domenico. Lo ha detto la madre dei due,  interrogata dal sostituto procuratore della Repubblica di Busto Arsizio, Raffaella Zappatini, questa notte, insieme ai Carabinieri. Antonino, secondo la donna, aveva manifestato più volte l’intenzione di far evadere il fratello, tant’è vero che l’uomo era stato trasferito dal carcere di Saluzzo a quello di Cuneo. «Il suo era un vero e proprio chiodo fisso», dice la madre. Antonino, secondo la madre, per portare a termine il progetto aveva addirittura preso lezioni per pilotare un elicottero. Insieme alla madre sono stati sentiti anche altri familiari dell’evaso: la sorella Laura, il fidanzato della stessa e la fidanzata del fratello più piccolo del Cutrì, Daniele, che non si trova.

Secondo quanto dichiarato dalla madre, ieri uno sconosciuto le avrebbe citofonato dicendole di correre perché il figlio stava male. A quel punto lei sarebbe scesa, e avrebbe trovato un’auto (la stessa Citroen C3 usata dal commando), con il figlio all’interno. E lo avrebbe portato all’ospedale di Magenta, dove il giovane è morto poco dopo. Poi il racconto si fa confuso, la signora dice di aver lasciato l’auto aperta nel pronto soccorso. Ieri sera sul tardi, i carabinieri hanno ritrovato la Citroen C3 in una strada vicino all’ospedale di Magenta. E’ stata anche ritrovata una Nissan, lasciata dai fuggitivi, all’interno della quale vi era un arsenale fatto di fucili a pompa e a canne mozze oltre che di diversi proiettili di vario calibro. Entrambe le macchine sono state rapinate nella stessa giornata di lunedì, poche ore prima di entrare in azione. Secondo gli inquirenti le persone, che, oltre a Domenico Cutrì, hanno partecipato al blitz di ieri, sono «estremamente pericolose».

Duro il commento  del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, raggiunto telefonicamente dall’Agi, che ha detto: «Se fosse stata obbligatoria la videoconferenza per detenuti di alta sicurezza il gravissimo episodio di oggi non si sarebbe verificato. Con la video conferenza – ha aggiunto Gratteri – si risparmiano al contempo soldi e tempo, annullando le spese di trasporto e soprattutto annullando il pericolo per l’incolumità degli stessi agenti di polizia penitenziaria e dei passanti».

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