Pubblicato: mer, 6 Feb , 2013

Bagarella contro il suo accostamento a politici

Con una lettera indirizzata al giudice Morosini, Bagarella smentisce la sua vicinanza a uomini come Dell’Utri. “Per me era ed è uno sconosciuto”

 

 

di Grazia La Paglia

NEWS_97132Si sente “leso” dall’accostamento del proprio nome a quello di chi fa politica. Così Leoluca Bagarella, superkiller di Cosa Nostra e cognato di Totò Riina, scrive al giudice del processo sulla trattativa Stato Mafia, Piergiorgio Morosini, per negare di aver avuto rapporti con uomini politici e, in particolare, con il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri. Tutto ciò era stato sostenuto da Brusca, ma Bagarella fa presente che “io, quando ero fuori in libertà, non conoscevo neanche il nome del signore nominato da Brusca, cioè Dell’Utri Marcello. Per me era ed è un illustre sconosciuto. Quello “di cui’ dice Brusca è una miserabile menzogna”. Bagarella si riferisce alle accuse che gli sono state mosse dal pm Nino Di Matteo sul cosiddetto “proclama” del 12 luglio 2002, con cui, davanti alla Corte d’assise di Trapani, il capomafia corleonese richiamò i politici per la durezza delle misure adottate contro i mafiosi; dopo avere negato di avere minacciato ritorsioni, il boss aggiunge: “Allora non mi era stato ancora stabilizzato il 41 bis. E poi non ho detto ai politici che i patti si mantengono.” Smentite anche per il suo ex fedelissimo Tullio Cannella, che aveva parlato di un partito ideato dallo stesso Bagarella, chiamato “Sicilia libera” e che racimolò appena 23 voti e per il pentito Giovanni Brusca, che aveva parlato di Vittorio Mangano, mandato a Milano come emissario “per contattare dei personaggi (Silvio Berlusconi, non nominato, e Marcello Dell’Utri) e chiedere favori e altro”.

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