Pubblicato: mar, 17 Dic , 2013

Riapre palestra di Valeria Grasso: «Un riscatto per tutto quello che hanno passato i miei figli»

I locali diventeranno presidio di legalità, grazie all’impegno degli studenti di un liceo di Brancaccio

 

FOTO_PALESTRA_1«E se ognuno fa qualcosa allora si può fare molto», è forse la frase più famosa del Beato padre Pino Puglisi, quella in cui si può racchiudere l’intera esperienza di vita di questo piccolo grande sacerdote, lontano anni luce dall’antimafia fatta solo a parole. Si tratta di un pensiero carico di speranza e di consapevolezza che in ciascuno di noi sia racchiuso del bene e che questo possa generare grandi risultati e cambiare il mondo in positivo. Un progetto di vita che i ragazzi del liceo “Danilo Dolci” hanno sposato in pieno, aiutando la testimone di giustizia Valeria Grasso a realizzare il suo sogno. Quello, cioè, di poter riaprire la propria palestra in via Matteo Dominici, nel quartiere San Lorenzo, e tornare finalmente a vivere nella sua Palermo.

A tagliare questa mattina il nastro per inaugurare la riapertura della palestra “Free Life” è stato il sindaco Leoluca Orlando. «Riapriamo questa palestra per dire che la vita continua e che la legalità è più forte della mafia e della morte», ha detto il primo cittadino. Gli fa eco l’imprenditrice antiracket visibilmente commossa: «È un riscatto per tutto quello che hanno passato i miei figli». E, riprendendo proprio le parole di padre Puglisi, ha aggiunto: «Se ognuno fa qualcosa, le cose possono cambiare. Quindi, il messaggio che vogliamo dare alla città è che tutti dobbiamo impegnarci a fare qualcosa. Non guardiamo soltanto quello che non funziona. Cominciamo a guardare quello che ognuno di noi può fare per aiutare la città a migliorare».

Valeria Grasso, dopo essersi rifiutata di pagare il pizzo alla famiglia Madonia proprietaria dei locali, è finita nel programma di protezione dei testimoni di giustizia per aver denunciato i suoi estorsori. A seguirla in una parte del lungo e difficile iter personale e giudiziario furono anche i magistrati Vittorio Teresi e Antonio Ingroia. Quest’ultimo presente anche lui all’inaugurazione. «Iniziative come queste possono essere contagiose – ha detto l’ex pm rivolgendosi in particolar modo ai tanti studenti che hanno preso parte alla manifestazione –.  L’impegno contro la mafia di Valeria Grasso oggi ha un suo risarcimento, è la prova che la legalità può vincere e cambiare la città. Legalità che non è solo repressione, ma anche sviluppo, felicità, libertà», ha concluso Ingroia, sottolineando che, perché l’Italia esca dalle proprie macerie, è necessario liberarsi da quella casta politica che non ha fatto altro che alimentare il fenomeno mafioso.

In questa giornata densa di contenuti e di forti emozioni, il sindaco Orlando ha tenuto a precisare la sottile, quanto significativa, differenza tra le parole “evento” e “accadimento”. E l’inaugurazione della palestra di Valeria Grasso rappresenta proprio «un accadimento, inteso come percorso di vita, impegno di liberazione dalla mafia ed esempio per l’intera collettività».

«Voglio ringraziare gli studenti qui presenti – ha continuato Orlando – per averci donato la loro emozione per questa nuova giornata di antimafia a difesa dei valori della legalità nella nostra vita quotidiana. Oggi è una giornata ancor più importante perché unisce bambini e ragazzi di Brancaccio e San Lorenzo in un filo comune per la rinascita della città. Tutti insieme oggi stiamo dimostrando di lavorare per evitare che l’impegno della lotta alla mafia sia chiuso dentro una nicchia. E, naturalmente, il mio apprezzamento è destinato anche a Valeria Grasso, che prima era sola nella sua battaglia e, adesso, può contare sull’appoggio delle Istituzioni, dei ragazzi delle scuole, dei cittadini delle borgate che credono in una città diversa. Da oggi – ha concluso Orlando – questa coraggiosa imprenditrice entra nella normalità riprendendo in mano la propria attività». Immagine 132 (FILEminimizer)

La stessa Valeria ha tenuto a precisare più volte che, senza l’aiuto dei ragazzi del “Danilo Dolci”, tutto questo non sarebbe potuto accadere. A volere la riapertura della palestra sono stati infatti proprio gli studenti, che oggi hanno indossato per l’occasione magliette con su scritta la frase di padre Puglisi. «Oggi i protagonisti sono loro. Questi ragazzi rappresentano quella parte bella di Palermo che è riuscita a fare quello che altri non sono riusciti, non si sono mai fermati». E in loro ha molta fiducia anche il preside dell’istituto, il professore Domenico Di Fatta: «A loro spetta il compito di risvegliare le coscienze e la Sicilia dal sonno del Gattopardo. La speranza ora è di coinvolgere le scuole del quartiere», rimarcando la necessità di dare continuità al percorso intrapreso, che non dovrà esaurirsi in queste due giornate dedicate alla legalità.

Nella palestra saranno portate avanti le attività sportive per affermare il diritto a ricominciare a fare impresa. Ma anche e soprattutto i locali diventeranno un presidio di legalità, luogo in cui, chiunque vorrà, potrà ritrovarsi e incontrarsi per portare avanti qualunque progetto abbia le caratteristiche di un percorso di democrazia e partecipazione attiva. «Oggi abbiamo costruito un ponte tra il quartiere Brancaccio, dove ha sede il nostro istituto e quello di San Lorenzo dove è stata riaperta la palestra di Valeria Grasso, ma noi vogliamo che questa palestra diventi “la casa di tutti i cittadini”», spiega Claudio Viola, studente del liceo “Danilo Dolci”. «Questo è l’inizio di un percorso che porteremo avanti, per testimoniare che Palermo e la Sicilia non è solo mafia!», afferma subito dopo Simona Mantegna.

Immagine 178 (FILEminimizer)Per il riscatto, la giustizia e la verità, l’impegno della società civile, da solo, però, non basta. È necessario l’aiuto delle istituzioni, troppo spesso indifferenti o, peggio, nascoste dietro un muro di silenzio che non fa che renderle complici del malaffare. Lo ha ricordato la signora Augusta, la mamma di Nino Agostino, l’agente del Sisde ucciso nel 1989, insieme alla moglie Ida incinta di cinque mesi di quello che sarebbe stato il loro primo figlio. Una donna minuta, ma terribilmente forte, Augusta Agostino ha dignità da vendere. Ha raccontato della lettera lasciata da lei e da suo marito a Padre Puglisi, poco tempo prima che questi venisse ucciso dalla mafia. La missiva conteneva la richiesta di giustizia dei due genitori ed è stata letta in diretta lo scorso anno da Flavio Insinna nella trasmissione radiofonica “Per favore parlate al conducente”, in onda su Radio2. La lettera contiene infinito amore ed estremo dolore, il più grande che una madre e un padre possano provare. Ma finché non otterranno giustizia, loro continueranno a lottare. «Se la mia sete di verità non verrà esaudita in vita, continuerà anche dopo la mia morte e sulla mia lapide farò scrivere: “Qui giace una mamma in attesa di giustizia”». Poco dopo, il marito Vincenzo ha regalato alla palestra una copia del Dvd “Io ricordo”, contenente 26 storie di familiari di vittime di mafia. Il padre di Nino Agostino lancia quindi un appello alla magistratura affinché possa finalmente consegnare gli assassini di Nino e Ida alla giustizia.

«Quando si ha a che fare con “misteri di Stato” o con “trattative” come quella che riguarda le stragi del ’92-’93 – gli risponde Antonio Ingroia – la magistratura e la parte migliore della società italiana, non possono da sole cambiare le cose. Deve cambiare prima di tutto la politica. Ecco perché è importante che ciascuno di noi, qualunque sia il ruolo che si riveste dentro e fuori le istituzioni, partecipi e denunci attaccando la politica che non fa la sua parte. Bisogna soprattutto cambiare la politica, così da rinnovare ad esempio il futuro ministro degli Interni, quello della Giustizia, o il presidente della Repubblica. Se anche i più alti vertici delle istituzioni aiuteranno la magistratura, invece di ostacolarla; se vorranno aiutare all’accertamento della verità, invece che sottrarsi; se andranno a testimoniare, invece che cercare di tirarsi indietro; allora finalmente la magistratura riuscirà ad andare sino in fondo. I magistrati con la schiena dritta c’erano e ci sono. E andranno fino in fondo se ci sarà il sostegno della società e soprattutto se ci sarà una politica amica della giustizia e della verità, amica della magistratura, amica della democrazia e dei cittadini».  

 

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