Strage di Capaci, Tina Montinaro: «Basta antimafia da parata»
Tina Montinaro dice basta all’«antimafia da parata» dei politici. «Che dicano chiaramente “Non ce ne frega un accidente della memoria di quel giorno, di rendere onore al sacrificio di cinque persone morte mentre servivano lo Stato”»
Tina Montinaro, la vedova di Antonio Montinaro, il caposcorta di Falcone ucciso nella strage di Capaci e presidente dell’associazione Quarto Savona Quindici, in una nota bacchetta le istituzioni e la classe politica regionali: «Anche quest’anno le istituzioni regionali e la classe politica siciliana si sono contraddistinte per il manifesto disinteresse verso la memoria di Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo, i tre poliziotti morti il 23 maggio del 1992 sull’autostrada A29, insieme al giudice Giovanni Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo. Ci auguriamo – scrive Tina Montinaro – che, per conservare un briciolo di coerenza e onestà intellettuale, non sfoggino la solita retorica del ricordo, buona solo a far passerella sul palcoscenico dell’antimafia parolaia». La vedova Montinaro sottolinea come sia dal 2012 che «si attende che partano i lavori per la realizzazione del Parco della memoria Quarto Savona 15, quello spazio che doveva nascere sul tratto della A29 che collega Capaci a Palermo dove è avvenuto l’attentato e in cui avrebbe potuto trovare una degna collocazione il relitto dell’auto su cui viaggiavano mio marito Antonio, Vito e Rocco. Avevamo avuto l’assicurazione dall’allora governatore Raffaele Lombardo che ci sarebbero stati i finanziamenti, ma oggi non si trova nè la delibera promessa nè i finanziamenti, ai quali avrebbe partecipato anche l’Anas». Le risposte mancate, non riguardano soltanto il precedente governatore della Sicilia. Tina Montinaro spiega di aver chiesto «più volte all’attuale presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, di incontrarmi per fare chiarezza ma è stato tutto inutile, come vane sono state le rassicurazioni di molti politici, pronti, solo a parole, a farsi promotori dell’avvio dei lavori».
La vedova del caposcorta di Giovanni Falcone, se questi sono i risultati dell’interesse della politica a perseguire un percorso della memoria, chiede ai politici di dire chiaramente «”Non ce ne frega un accidente della memoria di quel giorno, di rendere onore al sacrificio di cinque persone morte mentre servivano lo Stato”. Sarebbe quanto meno un atto di coraggio».