Rosy Bindi visita il Giardino della Memoria
Il presidente dell’antimafia al Giardino che si trova all’interno del parco di Ciaculli a Palermo per rendere omaggio agli eroi di mafia
Lasciate alle spalle le critiche piovutele addosso all’indomani dell’ elezione a presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi si è recata stamattina a Palermo per rendere omaggio alle vittime della mafia visitando il Giardino della memoria che sorge su un terreno confiscato all’interno del parco di Ciaculli. In questo spazio sono ricordati con targhe ed alberi giornalisti, magistrati e poliziotti che hanno perso la vita nella lotta al fenomeno mafioso e che chiamiamo eroi con un po di amaro in bocca, perché vorremmo che le loro idee fossero la consuetudine e non un eccezione da estirpare e da eliminare nel sangue. Questo gruppo di persone straordinarie sono ricordate in questo angolo verde che una volta apparteneva alla mafia, quella a cui apparteneva anche Vittorio Mangano, definito ingiustamente, e senza rispetto per chi lo è diventato suo malgrado, “eroe” da Silvio Berlusconi. E’ di questo avviso anche Rosy Bindi che dichiara: «Le parole di Berlusconi su Mangano sono parole che stridono profondamente con il Giardino della memoria che ho visitato oggi dove ci sono magistrati, poliziotti e giornalisti che hanno dato la vita. Loro sì che sono eroi».
Oltre al presidente della Commissione parlamentare antimafia era presente anche il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico. La delegazione governativa si è soffermata a lungo davanti gli alberi piantati in memoria dei magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Francesca Morvillo e gli agenti di polizia uccisi nelle stragi del 1992. «Il Giardino della memoria rappresenta una novità in positivo non solo per la Sicilia – afferma Bubbico – toccando con mano questo luogo, leggendo le targhe che ricordano le singole vittime, non si può non rimanere entusiasti». Il presidente dell’antimafia Rosy Bindi ha in seguito sottolineato l’importanza dei beni confiscati, di cui il Giardino è uno splendido esempio «siamo il Paese che ha esportato la mafia ma anche il modello della lotta alla mafia» avvertendo però la necessità di un intervento a livello legislativo per la loro gestione «quello dei beni confiscati è un patrimonio straordinario che equivale a più Finanziarie e in questo Paese, soprattutto in questo momento, non si può tenere fermo nulla».
Parole che sembrano inquadrare bene il problema dei beni confiscati che spesso tornano nelle mani della mafia, un circolo vizioso che va interrotto con interventi mirati che permettano allo Stato di vincere anche in campo economico la lotta alla mafia e ai dipendenti di poter tornare a lavorare, per sradicare l’idea che la mafia dia il lavoro mentre lo Stato non è in grado di fare lo stesso.