Ricordato il padre del Pool antimafia
Ieri Montana, oggi Chinnici, la città rende omaggio a due vittime della mafia
di Gilda Sciortino
Giornate calde, per Palermo, quelle di ieri e oggi, dal punto di vista della memoria e del ricordo di momenti tragici per la storia della nostra terra. Chi, infatti, nel 1985 non era proprio un infante, ricorderà cosa successe alle 21 di quel tragico 28 luglio quando, sul molo antistante il cantiere nautico di Porticello, ridente borgata marinara, veniva barbaramente assassinato il commissario Beppe Montana, dirigente della Catturandi, la speciale sezione della Squadra mobile di Palermo.
A ricordare, ieri, colui che è stato anche uno stretto collaboratore e amico di Ninni Cassarà, è stato il presidente del Senato, Pietro Grasso, per il quale “Beppe Montana era un investigatore tenace e deciso, colui il quale ha diretto le operazioni che hanno portato agli arresti di molti boss mafiosi. Ha compreso prima di altri che nessuno dei ricercati era lontano dal proprio quartiere, dai propri famigliari. E’ stato ucciso proprio per una violenta vendetta mafiosa”. Un sacrificio, quello di Montana, che non è stato assolutamente vano, in quanto ha arricchito le coscienze di quanti sono venuti dopo di lui, contribuendo alla diffusione della cultura della giustizia e della lotta al fenomeno mafioso. “A tutti noi – ha aggiunto il Presidente del Senato – spetta il compito di investire le nostre migliori energie per proseguire questo cammino comune per la legalità”.
Neanche il tempo di riporre nei cassetti della memoria il ricordo di quel tragico 28 luglio di 28 anni fa, che questa mattina Palermo è ritrovata nuovamente unita per “non dimenticare” un altro grande uomo. Il pianto, questa volta, è per il giudice Rocco Chinnici, assassinato in via Pipitone Federico esattamente 30 anni fa. Chinnici muore in quella tragica mattina del 1983 insieme al maresciallo dei carabinieri, Mario Trapassi, e all’appuntato Salvatore Bartolotta, entrambi componenti della sua scorta, e al portiere dello stabile in cui abitava, Stefano Li Sacchi. Perdono tutti la vita a causa dell’esplosione della Fiat 127 imbottita di esplosivo, il cui detonatore viene azionato dal killer di mafia Antonino Madonia. A parte per la sua grande umanità, Rocco Chinnici verrà ricordato per avere dato vita, quando nel novembre del ’79 viene nominato consigliere istruttore presso il Tribunale di Palermo, al gruppo di magistrati e funzionari delle forze dell’ordine che dedicarono la loro vita esclusivamente alla lotta alla mafia. Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuspepe Di Lello e Antonino Cassarà sono solo alcuni dei nomi che fecero parte di quel pool, appunto il “Pool antimafia”. “La cosa peggiore che mi possa accedere – diceva Chinnici – è essere ucciso, ma io non ho paura della morte. Anche se cammino con la scorta, so che possono colpirmi. Vorrei, però, che non capitasse nulla alla mia scorta”.
Inevitabile rendere omaggio a un uomo che ha dato tanto per la lotta contro la mafia. Così anche quest’anno la Fondazione “Rocco Chinnici” ha organizzato una mattinata di celebrazioni, aperte dal ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, e partecipate da numerosi cittadini. “Il ricordo deve andare a una persona che ha sacrificato la propria vita coscientemente perché sapeva il rischio a cui andava incontro – ha detto la ministra, deponendo una corona di fiori sul luogo dell’attentato – avendo chiarissimo il tipo di pericolo a cui si esponeva. Un uomo che ha dato tutto se stesso, tutta la sua vita per il Paese. E non lo ha fatto invano perché ha lasciato una professionalità, un modo di contrastare la mafia che è stato molto utile negli anni successivi. Ricordiamo, quindi, un eroe, perché tale”. Seguita anche la messa, celebrata in memoria del giudice e di chi perse la vita insieme a lui, nella Chiesa di San Giacomo dei Militari, all’interno della Caserma “Carlo Alberto Dalla Chiesa”, sede del Comando della Legione dei Carabinieri.
Le iniziative per ricordare la strage di via Pipitone Federico proseguono nel pomeriggio a Partanna, dove Rocco Chinnici fu pretore per dodici anni, a inizio di carriera. Promossa dal Comune trapanese, sarà deposta una serie di corone sul bifrontale a lui dedicato, nel piazzale antistante gli uffici giudiziari.