Omofobia, sit-in al Colosseo contro discriminazione e disuguaglianza di genere
Servono provvedimenti urgenti e concreti. Le associazioni chiedono un decreto legge da approvare in 24 – 48 ore, proprio come è stato fatto col femminicidio.
Roma. Silenzio ai piedi del Colosseo. Candele accese e tanti i fiori gialli, gerbere e rose. Il giallo è il simbolo della luce, quella che squarcia il buio in cui spesso si ritrovano le ragazze e i ragazzi angosciati dal non potere amare, perché la loro metà è dello stesso sesso. Proprio come Simone, che a ventuno anni, ha deciso di lasciarsi alle spalle quell’angoscia gettandosi dall’undicesimo piano di un palazzo di periferia lontano da casa. E’ il terzo caso di suicidio per omofobia registrato nella Capitale nell’ultimo anno.
In via San Giovanni in Laterano, conosciuta come Gay street, le associazioni per i diritti degli omosessuali hanno indetto un sit –in per chiedere azioni concrete e immediate alla politica per invitare i cittadini a riflettere, per dedicare un momento di raccoglimento a tutte le vittime di discriminazione di genere. Centinaia i giovani mobilitati e molti i volti noti incrociati all’ombra del Colosseo. Anna Paola Concia esponente del Pd, Vladimir Luxuria, Gennaro Migliore, coordinatore di Sinistra ecologia e libertà, Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio, Giancarlo Galan, parlamentare Pdl, Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay center, Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia.
Un minuto di silenzio, l’invito ad abbracciare il proprio vicino e il numero verde della Gay help line, ripetuto più volte dal palco: 800.713713. Un numero da chiamare e al quale chiedere aiuto in caso di dubbio, incertezze o problemi. L’omofobia è un fenomeno strisciante che uccide con l’indifferenza.
Un segnale forte di impegno è venuto dal viceministro Maria Cecilia Guerra, che ha la delega alle Pari opportunità e che, ieri sera, ha partecipato alla manifestazione a nome del Governo e in rappresentanza del presidente del Consiglio Letta. Accorato il suo appello a emanare una legge “contro la cultura della discriminazione e della disuguaglianza, che causa disperazione e dolore in tanti nostri cittadini, soprattutto nei più giovani, più fragili e delicati in ragione della loro età e della loro solitudine, e nelle famiglie”.
La Camera dei Deputati, a settembre, con 228 voti a favore ha approvato il provvedimento contro l’omofobia. Il percorso è stato lungo e accidentato. Ora, ha sollecitato Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, va calendarizzata “al più presto” la discussione in Aula, a palazzo Madama. Ma Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay center, è profondamente critico rispetto alla “legge attualmente in discussione, poiché legittima alcune categorie a discriminare gli omosessuali”. Piuttosto, “il governo dovrebbe estendere le tutele della legge Mancino agli omosessuali con un decreto da approvare in ventiquattro o quarantotto ore, proprio come ha fatto col femminicidio”. L’Italia è in ritardo, riconosce pure Giancarlo Galan del Pdl.
L’indignazione non basta contro le diseguaglianze di genere. Nemmeno le leggi sono sufficienti, se, oltre alle sanzioni, non prevedono l’introduzione di strumenti di prevenzione rispetto al fenomeno. Il candidato alle primarie del Pd, Gianni Cuperlo, conviene infatti che una legge può non essere “la soluzione al problema, ma di certo serve a creare un clima, contribuisce a sviluppare una sensibilità rispetto al fenomeno, favorisce un cambiamento nella cultura”.
La società civile, infatti, “non può essere deresponsabilizzata, non basta demandare alla politica e chiedere una legge per sentirsi con la coscienza a posto”, chiosa polemicamente Vladimir Luxuria.
Dichiarazione Integrale
Gli omofobi facciano i conti con la propria coscienza è il monito che campeggia sul palco. E’ la richiesta che Simone ha vergato nella sua lettera d’addio.