Nord Corea, liberato Merrill Newman
Il veterano di guerra americano è stato rilasciato dopo la confessione di atti ostili
«E’ stato deportato per motivi umanitari». Il paradosso della Corea del Nord e della vicenda vissuta da Merril Newman è sintetizzata nella motivazione del rilascio dell’ex ufficiale dell’esercito statunitense resa nota dal governo di Pyongyang. Il veterano di guerra Merril Newman, 85 anni, si era recato ad ottobre in Corea del Nord per visitare i luoghi in cui aveva combattuto sessant’anni prima. Avrebbe potuto scegliere le più tranquille coste della Normandia come tanti altri veterani, ma Newman aveva combattuto in Corea ed era lì che doveva ritornare per far rivivere i ricordi.
Doveva essere un tour di dieci giorni, si è rivelata invece una prigionia lunga quasi due mesi. La Corea inizia timidamente ad essere una meta turistica richiesta e il governo di Pyongyang ha deciso di aprire le porte ai turisti anche se prendendo mille precauzioni che non si fermano al controllo del passaporto. Dal momento dell’atterraggio i turisti vengono perennemente scortati da guide/controllori del partito che li portano in luoghi precisi dove tutto è organizzato nei minimi dettagli. La Corea ci tiene a far bella figura, pensare di viaggiare liberamente in questo Paese non è possibile.
La sera prima della partenza Newman è stato raggiunto da una guida con il quale ha avuto un’accesa discussione, tutto sembrava finito, ma il giorno successivo quando il capitano di fanteria si trovava già sull’aereo che lo stava riportando a casa è stato fatto scendere e arrestato dalla polizia nordcoreana. Newman è riapparso soltanto un mese dopo in un filmato diffuso dall’agenzia di notizie Kcna; nel video il veterano leggeva da un foglio confessando di essere stato un consigliere della «Unità Kuwol dello UN Korea 6th Partisan Regiment, parte dell’Intelligence Bureau of the Far East Command» e di aver ordinato azioni di sabotaggio dietro le linee e l’uccisione di soldati e civili nordcoreani tra il 1950 e il 1953. Una confessione poco spontanea, pronunciata in un inglese a tratti sgrammaticato, forse per alcune sviste di chi ha preparato la dichiarazione da leggere o forse perchè Newman voleva mandare un messaggio a chi lo ascoltava a casa. Non è da escludere che ci sia stato uno scambio di persone tra l’uomo rilasciato e un suo omonimo agente segreto che ha operato in Corea e decorato con la Stella d’Argento. Ad ogni modo, Newman torna a casa dopo due mesi di prigionia, ufficialmente per motivi di salute, ma anche questo fa parte della propaganda di Pyongyang, proprio come i loro tour per turisti. Meno bene va invece per un altro americano, Kenneth Bae, detenuto dal novembre 2012 e condannato a 15 anni di lavori forzati per attività sediziose: è un missionario cristiano.