India, l’omosessualità è un reato
La Corte Suprema indiana ha rigettato la legge depenalizzante i rapporti tra persone dello stesso sesso
Dopo un limbo durato quattro anni, l’India sancisce definitivamente il reato di omosessualità, visto come un crimine contro la natura da punire con la reclusione sino a dieci anni. A stabilire ciò è stata la Corte Suprema del paese, che nel marzo 2012 è stata chiamata a pronunciarsi in merito alla legge emanata nel 2009 dall’Alta Corte di Nuova Dehli, che depenalizza i rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso.I giudici indiani hanno così dichiarato l’incostituzionalità della legge, non ritenendo opportuno contravvenire a quanto sancito dall’Art. 377 del Codice Penale indiano, emanato più di un secolo fa, che criminalizza l’omosessualità.
Il governo indiano ha accolto la sentenza con sgomento, in quanto nel 2009 la legge era stata avallata con ampio favore come se fosse una sorta di ritorno alle origini, dato che nell’India pre-coloniale l’omosessualità era diffusa e mai osteggiata. Il riscontro da parte delle fazioni politiche di centro-sinistra e delle associazioni a tutela dei diritti è stato di totale stupore, in quanto dopo quasi due anni di attesa la decisione è stata presa del tutto all’improvviso, esattamente un giorno prima del pensionamento del giudice Singhvi, uno dei più influenti e conservatori della Corte. Gli attivisti dichiarano dunque delusione ma non rassegnazione, numerosi portavoce hanno comunicato la volontà di continuare a lottare, appellandosi ai diritti umani universali.