Arrivano in Italia le armi chimiche siriane
L’Italia farà parte dei Paesi che distruggeranno l’arsenale chimico siriano. In Sicilia o Sardegna il porto prescelto
L’Italia sarà parte del gruppo di nazioni coinvolte nello smaltimento delle armi chimiche siriane. Dopo estenuanti tira e molla su chi dovesse occuparsi dell’armamento sequestrato ad Assad dagli ispettori dell’OPAC, finalmente è stato trovato un compromesso tra le parti
Due fregate danesi e norvegesi sono già al largo delle coste siriane in attesa di caricare i circa 150 cassoni di sostanze chimiche, queste faranno tappa in Italia, ancora non si sa in quale porto, per essere trasportate sulla nave della marina americana “Cape Ray” e al suo interno, in acque internazionali, avverrà lo stoccaggio. L’unità americana è specializzata in questo tipo di operazione e al suo interno vi sono circa 60 tecnici che impiegheranno tra i 60 e 90 giorni per neutralizzare gli agenti chimici, ultimo passaggio sarà l’affidamento delle scorie meno pericolose a società private operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti speciali.
In origine, al posto dell’Italia, doveva essere coinvolta l’Albania ma le forti proteste interne hanno indotto il nuovo premier Edi Rama ha ritirare l’adesione del suo Paese al progetto. La partecipazione italiana, confermata pochi giorni fa dal ministro Bonino, sarà limitata in quanto il compito sarà quello semplicemente di ospitare in un porto i container scaricati dalle navi danesi e norvegesi in attesa dell’arrivo della “Cape Ray”
Non si hanno ancora conferme sul porto scelto, probabilmente uno in Sicilia o Sardegna, inoltre si sa che le operazioni dovrebbero durare qualche settimana durante le quali i container verranno sorvegliati da personale militare e che il tutto avverrà lontano da centri abitati. Da sottolineare che le sostanze chimiche all’interno dei cassoni non sono pericolose di per sé ma lo diventerebbero solo ed esclusivamente se venissero miscelate.
Lo stoccaggio delle armi chimiche, che l’OPAC vorrebbe completare entro aprile, chiaramente risolve solo in minima parte la crisi siriana. Gli scontri tra le opposizioni e le forze del regime sono violenti come non mai e le armi usate, ancorché convenzionali, continuano a mietere centinaia di vittime a settimana. Negli ultimi giorni sono ripresi i combattimenti nella zona di Malula dove alcuni militanti jihadisti avrebbero preso in ostaggio le suore del locale convento tutto questo mentre anche i governativi continuano a bersagliare la popolazione: ieri un elicottero dell’esercito avrebbe fatto strage di civili ad Aleppo.