Al via le privatizzazioni
Approvati i decreti che porteranno alla cessione ai privati di quota minoritarie di Enav e Poste Italiane
In settimana sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri due decreti che permetteranno la parziale privatizzazione, entro un anno, di Enav e Poste Italiane. Le quota che verranno messe sul mercato saranno non di controllo, lasciando il destino delle aziende nella mani dello Stato, infatti sarà venduto il 40% di Poste e il 49% dell’Ente nazionale per l’aviazione civile.
Secondo il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, l’operazione frutterà allo Stato 5 o 6 miliardi: «tra 4 e 4,8 miliardi per Poste mentre per quanto riguarda l’Enav il 49% che si vuole vendere vale circa 1 miliardo».
L’operazione a destare più attenzione è quella riguardante Poste Italiane. Il governo ha affermato che non solo una quota sarà riservata ai dipendenti, circa il 5%, ma sarà prevista una rappresentanza dei lavoratori negli organi di governo della società, sul modello tedesco. La decisione ha diviso i sindacati. Da una parte la CISL che ritiene che in questa maniera «i lavoratori saranno protagonisti e responsabili e inoltre si mantiene la maggioranza della prima azienda italiana in mano allo Stato». Reazione opposta per la CGIL, secondo il sindacato della Camusso non ci sono garanzie che anche in futuro l’azienda rimarrà a controllo pubblico, specie considerando che ha un onere di servizio pubblico e universale.
Poste Italiane fino a qualche lustro fa era la classica azienda pubblica con bilanci in rosso ed efficienza ai minimi. Tutto è cambiato dalla fine degli anni 90, quando un complesso processo di riorganizzazione aziendale e l’offerta di nuovi servizi hanno reso redditiva la compagnia. In realtà dietro questa improvvisa redditività c’è più di un “trucco” senza il quale, in un mercato davvero competitivo e liberalizzato, l’azienda non potrebbe stare in piedi.
Innanzitutto Poste riceve grandi compensi pubblici per il servizio postale che di suo è in perdita costante e non è mai stato riorganizzato, per quanto riguarda i servizi assicurativi questo è quello che sembra essere più competitivo ma non bisogna scordare che il personale di Poste Italiane gode di un contratto molto meno oneroso, per l’azienda, di quello bancario che sono costretti ad applicare i suoi competitors nel settore. Infine il settore che ha trainato la rinascita della società, il bancoposta, gode della possibilità di poter raccogliere per conto di Cassa Depositi e Prestiti il risparmio postale, al cui proposito il ministro Saccomanni ha dichiarato che è probabile un rinnovo della convenzione tra CDP e Poste. In pratica non è azzardato dire che senza gli stretti legami con lo Stato l’azienda, a queste condizioni, avrebbe grosse difficoltà a stare sul mercato, di fatto rendendo permanente il cordone ombelicale che la lega alla proprietà pubblica.