Teatro. La storia di Peppino Impastato il giorno dopo
Un’occasione perduta, era solo la brutta copia del film i cento passi
di Danilo Sulis
Non posso nascondere la delusione, ma mi aspettavo qualcosa di diverso, che passasse attraverso un lavoro di ricerca sui diversi aspetti della vita di Peppino Impastato.
Si poteva raccontare di Peppino all’interno del circolo musica e cultura, oppure più approfonditamente dell’attività con la radio, o della sua vita da militante politico; si poteva raccontare un altro Peppino. Invece abbiamo assistito, ad una retorica versione teatrale del film “I cento passi” che ricalca in peggio quello che racconta della vita di Peppino in famiglia. Ad esempio nel film la figura del padre rappresenta anche il suo travaglio interiore, mentre nella commedia era rappresentato come padre padrone con un marcato accento siciliano, troppo simile ai boss rappresentati nelle fiction marcate Fininvest, che alla reale figura di Luigi Impastato, mancavano solo gli stivaloni e la lupara in spalla; la famiglia Impastato era altra cosa. Non si può chiamare una spettacolo “la storia di Peppino Impastato”, presentando come vera storia quella rappresentata in un film già romanzato e poco corrispondente a verità.
Il film è servito sicuramente a far conoscere alla grande massa la figura di Peppino Impastato, serve spesso anche a noi come strumento di dibattito, addirittura lo abbiamo usato come nome per la radio per arrivare nel resto d’Europa dove il film è conosciuto, ma se parliamo di storia, il film è pieno di falsi storici, a cominciare dalla scena dei cento passi, mai avvenuta.
Di queste rappresentazioni ve ne sono tante in tutta Italia, passi però se la storia sommaria è raccontata da un compagnia di giovani del nord, ma da una compagnia siciliana, essendo in loco, ci saremmo aspettati un maggior lavoro di ricerca, che passasse attraverso l’incontro con familiari, amici, magari con Francesco Impastato che da cugino ne ha conosciuto sia la figura pubblica, essendo stato insieme a lui militante e fondatore della radio, così come quella privata essendo familiare. Andando alla scoperta di piccoli aneddoti che potessero far conoscere altri aspetti mai raccontati si sarebbe potuto mettere in scena un opera originale da far girare in alternativa al ritrito film. Insomma, una occasione perduta ed una rappresentazione della quale non avevamo proprio bisogno.
Non è comunque nostra intenzione assumere il ruolo degli ipercritici che stroncano sul nascere le aspirazioni artistiche di un gruppo di giovani attori, sicuramente bravi nell’interpretazione. In un momento di disinteresse giovanile non si può che applaudire ad una iniziativa come questa, così come alla disponibilità di Libera nell’organizzare l’evento.
Ma… Come diceva la nota canzone, “si può dare di più”.