Palermo, assoluzione parziale per il maresciallo Saverio Masi
Assolto dal falso ideologico perchè il fatto non sussiste, restano in piedi gli altri capi d’accusa
La seconda sezione penale della corte d’appello del tribunale di Palermo ha assolto stamattina il maresciallo Masi da uno dei tre capi d’accusa, quello di falso ideologico, riducendo la pena inflitta in primo grado a 6 mesi di reclusione e confermando i reati di truffa e falso materiale. I reati ascritti al maresciallo sono legati ad una presunta falsificazione di un atto del proprio ufficio al fine di annullare una sanzione del codice della strada del valore di 106 euro, contratta durante un servizio svolto mediante l’uso di una vettura privata.
La difesa, composta dagli avvocati Giorgio Carta e Sandro Grimaldi, durante la requisitoria ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste evidenziando come gli elementi portati in giudizio non siano idonei ad integrare la fattispecie del falso sia ideologico che materiale. “Il fatto che il Masi abbia dichiarato di essere in servizio – spiega l’avvocato Grimaldi – non è sufficiente per avere un annullamento della multa poiché questo è disciplinato dal codice della strada. Il fatto se non è idoneo ad incidere su quella situazione è un falso inutile e la giurisprudenza la considera non punibile”. Grimaldi ha affermato, inoltre, che pur rimanendo il falso materiale, è caduto il capo di imputazione più vergognoso, il falso ideologico, e che attende le motivazioni della sentenza per meglio comprendere le ragioni che hanno indotto i giudici a non ritenere il falso innocuo. L’avvocato di Masi aggiunge inoltre che ricorreranno in Cassazione perché secondo la difesa sarà molto difficile per il collegio fornire una motivazione plausibile.
I difensori hanno anche evidenziato il clima di particolare pressione che si avverte attorno a questa vicenda: “Ci sono dei motivi per ritenere che ci sia un certo accanimento, perché lui (nda Saverio Masi) riveste un ruolo scomodo. Sicuramente ci sono delle pressioni, però effettivamente solo vedendo le motivazioni della sentenza – dichiara il difensore di Masi – possiamo capire se tutti gli argomenti che sono stati spesi, si sono degnati di analizzarli e che ci motivino perché non li condividono”.
Presenti in aula oltre ai giornalisti, gli attivisti del movimento Agende Rosse: “Penso sia un duro colpo per il lavoro e l’impegno del maresciallo Masi – dichiara Simone Cappellani – ma anche per il processo sulla trattativa Stato-mafia. Se non riusciamo a proteggere le persone che fanno il proprio dovere per lo Stato, non sconfiggeremo mai la mafia”.