Svizzera, no alla libera circolazione dei croati
Sospesi i lavori per l’accordo di libera circolazione tra Svizzera e Croazia, l’UE insorge e ipotizza serie ripercussioni
A una settimana dal referendum sull’immigrazione, la Svizzera comincia ad attuare i primi provvedimenti. Durante la giornata di ieri il Ministro della Giustizia svizzero Simonetta Sommaruga ha annunciato la sospensione dei lavori in previsione di un accordo per la libera circolazione della popolazione croata all’interno del paese elvetico, in virtù dei nuovi principi sanciti dal volere referendario.
L’accordo con la Croazia nasceva dalla recente adesione del paese all’Unione Europea e dunque dall’adesione del paese alla normativa relativa alla libera circolazione dei lavoratori all’interno dei confini di Schengen. Non è ancora nota la reazione del Ministro degli Affari Esteri croato Vesna Pusic, raggiunto telefonicamente dallo stesso Ministro Sommaruga, tuttavia la posizione dell’Unione Europea a riguardo non si è fatta attendere.
Come già annunciato dalla portavoce della Commissione Pia Ahrenkilde, la nuova legislazione elvetica porterà notevoli conseguenze nei rapporti con l’Unione, incrinati dalla scelta popolare di voltare le spalle agli accordi di Schengen sottoscritti dalla Svizzera nel 2008. La questione croata rappresenta dunque una prima circostanza spinosa alla luce dei nuovi equilibri, alla quale l’Unione ha risposto annunciando l’esclusione della Svizzera dai programmi Erasmus+ e Horizon 2020. I due progetti, basati sulla mobilità per studio e ricerca, vedono di fatti limitata la loro attuazione in un paese la cui libertà di circolazione dei cittadini europei viene sottoposta a contingentamento, rendendo dunque il coinvolgimento del paese elvetico del tutto infruttuoso secondo i principi dei programmi stessi.