Spagna: l’avanzata della legge anti-aborto
La legge anti-aborto del governo Rajoy supera le proteste e le mozioni di ritiro da parte della sinistra spagnola
Nella mattinata il Congresso dei Deputati ha rigettato la proposta di ritiro della nuova legge sull’aborto, avanzata dal Partito Socialista Spagnolo come concretizzazione delle proteste che da mesi animano le piazze del paese. Con 151 deputati contro e solo 83 deputati a favore, la legge di Rajoy supera l’ostacolo della sinistra, appoggiato dal Partito Popolare e dall’Unio, partito dei catalani democristiani.
La legge, che prevede l’aborto entro la quattordicesima settimana di gravidanza e solo in circostanze ben precise, farebbe della Spagna il paese più restrittivo in proposito, fenomeno altisonante per il paese che una volta fu di Zapatero. I rischi della nuova politica restrittiva, tuttavia, vengono percepiti da altre compagini di destra, consapevoli delle conseguenze dannose che questa potrebbe provocare: come consuetudine del passato e dei paesi maggiormente rigidi sul tema, non verrebbe ridotta la percentuale degli aborti, anzi si innalzerebbero quelle delle interruzioni clandestine e delle fughe verso l’estero. Ciò comporta una esaltazione del divario sociale del paese, la società verrebbe infatti divisa tra le donne che hanno il denaro per provvedere all’interruzione di gravidanza fuori dalla Spagna, e le donne che mettono a rischio la loro vita per abortire in circostanze segrete e poco sicure.
Nonostante la considerevole perdita di consenso popolare, la crociata del Partito Popolare di Rajoy nei confronti della nuova legge continua e pare non incontrare ostacoli insuperabili, a scapito della tensione all’interno del paese e non solo.