Mensa liberata, quando lo Stato non ascolta
Gli studenti della “mensa liberata” in corteo fino a Palazzo Lascaris per chiedere che venga rispettato il diritto allo studio
Sono passate più di due settimane da quando gli studenti torinesi occupano e gestiscono la mensa universitaria di via Principe Amedeo. Da allora sono stati distribuiti circa quattromila pasti permettendo a moltissimi studenti di usufruire di un servizio che non esisteva più a causa dei tagli effettuati dall’amministrazione Cota. A pochi giorni dalla nascita dell’iniziativa sono state mosse molteplici critiche e accuse nei confronti degli studenti, tra le quali quelle di ritardare le procedure di gara d’appalto e di non utilizzare la struttura in maniera conforme alle norme di sicurezza vigenti. Gli studenti smentiscono le accuse sostenendo che, in primo luogo, la loro attività non ostacola affatto sopralluoghi da parte di EDISU (Ente Regionale Per Il Diritto Allo Studio Universitario) e degli eventuali concorrenti di gara; in secondo luogo, invitano le direzioni degli enti che hanno manifestato queste preoccupazioni a venire a verificare di persona il corretto utilizzo della struttura e delle strumentazioni presenti.
Ieri pomeriggio un piccolo corteo è partito dalla “mensa liberata” per raggiungere la sede del consiglio regionale dov’erano in corso i lavori per l’approvazione del bilancio. Una volta raggiunto Palazzo Lascaris sono cominciate le trattative con le forze dell’ordine al fine di permettere ad alcuni studenti di portare alla luce dell’assemblea la realtà della mensa. Dopo circa un’ora è stato autorizzato l’ingresso nel palazzo a due rappresentanti, ai quali però non è stato permesso né l’accesso in assemblea né di poter parlare con un partecipante ad essa, ma solo un breve colloquio con il presidente di gabinetto il quale ha chiesto l’inoltro di una procedura formale via e-mail e di attendere risposta. «Ancora una volta l’amministrazione si è dimostrata insensibile ad un problema concreto nascondendosi dietro alla macchina della burocrazia ed evitando un dialogo necessario e costruttivo che permetterebbe una migliore garanzia del diritto allo studio in Piemonte» dichiarano gli studenti dei collettivi che oltre a rivendicare con decisione il ripristino della rappresentanza studentesca nel consiglio d’amministrazione di EDISU, pretendono la rimozione dal bando dell’Ente per il Diritto allo Studio di ogni sbarramento di media per l’accesso alle graduatorie per le borse di studio ed esigono «l’immediato rifinanziamento del sistema di diritto allo studio in Piemonte, con la conseguente eliminazione dell’assurda figura dell’ “idoneo non beneficiario”».
Gli studenti che hanno sfilato in corteo fino a Palazzo Lascaris, chiedono dunque all’amministrazione di risolvere la questione con i fatti e non con le promesse a cui li hanno abituati. Le risposte sinora non sono state confortanti, soprattutto se si pensa che tra circa un mese verrà approvato il bilancio della Regione e nessuno ha preso sul serio le proposte degli studenti della mensa. L’occupazione intanto continua, centinaia di pasti vengono serviti ogni giorno e quelle cucine, una volta inutilizzate e silenziose, sono oggi il simbolo di una realtà tanto apprezzata dai giovani torinesi quanto ignorata dalle istituzioni.
(foto di Alberto Zamprogna)