Torino: a pranzo con due euro alla “mensa liberata”
Gli studenti di Torino prendono il controllo di una mensa inutilizzata dalla Regione sebbene al suo interno ci fossero tutte le attrezzature per il servizio mensa
La mattina dell’otto novembre gli studenti torinesi si sono opposti all’ennesima ingiustizia perpetrata dalla regione nei confronti del diritto allo studio e hanno occupato la mensa di via principe Amedeo 48, nel pieno centro della città. La chiusura della mensa è stata conseguenza inevitabile dei tagli effettuati dalla giunta Cota ai fondi destinati alle borse di studio. Si è passati da più di trenta milioni di euro a circa dieci, con la possibilità di erogare solo il 30% di borse di studio rispetto al 2010 (da circa undicimila a circa cinquemila euro). La struttura era stata dismessa a giugno perché giudicata poco remunerativa dall’impresa alla quale EDISU (Ente Regionale Per Il Diritto Allo Studio Universitario) aveva concesso la gestione.
Questa volta però gli studenti di non ci sono stati e hanno violato il divieto di entrata per lavori di ristrutturazione. Una volta all’interno, sono rimasti stupiti da come i locali fossero in perfetto stato e attrezzati al meglio per fornire il servizio di mensa. «Non conoscevamo le condizioni della struttura, ne siamo rimasti colpiti, tutto era come pronto all’uso» afferma Marco Neitzert, portavoce di alter-polis (Collettivo di studentesse e studenti del Politecnico di Torino). Studenti e studentesse si sono subito messi al lavoro per rimettere in funzione la mensa la quale sta distribuendo pasti a pranzo e a cena da lunedì undici novembre. «Qui -continua Neitzert- lavorano studenti, rappresentanti dei collettivi, genitori e tutti coloro che dopo aver mangiato da noi hanno deciso di fermarsi per dare un contributo». Il prezzo deciso dagli studenti è quello tarato per la fascia più bassa di reddito, ovvero 2.00€ per un menù completo. «Prima della chiusura i pasti arrivavano a costare fino a 7.50€ rendendo la mensa inaccessibile alla maggior parte degli studenti» spiega Andrea Gozzelino di S.I. (Studenti Indipendenti).
L’assemblea che oggi gestisce il servizio è stata soprannominata “ribaltiamo il tavolo” e la mensa stessa “mensa liberata”. Ad oggi, molte personalità si sono recate qui: dal rettore dell’università Ajani ad esponenti delle giunte comunale e regionale, fino al Presidente del Consiglio Provinciale Sergio Bisacca. «Il nostro obiettivo -spiega Gozzelino- non è quello di sostituirci alla regione erogando il servizio autonomamente, ma quello di lanciare un messaggio affinché sia ripristinata la situazione di eccellenza del 2010. Ci auguriamo di passare il testimone il più presto possibile. Vorrei fosse chiaro che l’idea nasce dai collettivi S.I. e Alter-Polis, ma è fondamentale ribadire che sia un progetto aperto a chiunque». Gozzelino sottolinea anche come la giunta Cota abbia investito circa 300 milioni per costruire il grattacielo destinato ai nuovi uffici della regione Piemonte, quando ne sarebbero bastati circa 80 per rifinanziare i servizi di trasporto e di diritto allo studio per ripristinare la situazione di pochi anni fa. Con questa iniziativa gli studenti torinesi cercano di portare l’attenzione dell’italia intera sul tema del welfare e del diritto allo studio, e di come essi si siano erosi negli ultimi anni. Per ripristinarlo basta poco, la volontà di farlo.
(foto di Alberto Zamprogna)