L’anno che verrà si celebra a Crotone
Capodanno. Bilanci, propositi. Entusiasmo e speranze.
L’anno che verrà si celebra a Crotone, l’ultima città d’Italia per povertà e mancanza di infrastrutture. Irraggiungibile, risente della mancanza di collegamenti aerei e ferroviari, strade, autostrade. È la terza isola, non connessa al resto d’Italia e all’Europa. Calabria bella e dilaniata, con le sue mille storture, è uno scrigno prezioso per cui occorre lottare. Dove non arriva lo Stato impera forte la ndrangheta. Terza regione più povera d’Europa, ai confini del mondo qui i confini non esistono e le persone sono pronte a gettarsi in mare per salvare chi arriva su barchini che si frantumano. Terra della massima grecità, culla della cultura mediterranea, la prima a portare il nome d’Italia. Molto più di peperoncino e mare turchese, queste genti come le vicine Siciliane sono la nostra storia, patrimonio inestimabile. Insegnano sempre l’accoglienza e la condivisione, pur avendo poco nulla. Sono terre in cui si cresce con la tenacia e la voglia di vincere. Eccellenze che tutto il mondo ci invidia.
Nelle periferie dimenticate ci si emoziona per il palco del capodanno perché è la prima volta che arriva. La piazza è gremita di occhi umidi di gioia e orgoglio. Le strade si sono animate di luci e sorrisi, ripopolate di calore. Basta poco per essere felici, si canta e si balla per la via. L’inverno non sembra più tanto duro. A qualsiasi ora del giorno e della sera la folla si accalca, anche solo per vedere le prove degli artisti o gli operai che montano la struttura. Qui, dove il sole non tramonta ma regala felicità, vibra nell’aria la commozione e la speranza che ci possa essere un futuro.
Un evento mediatico che non è solo l’intrattenimento di qualche ora, forse politicamente è la risposta al naufragio di Cutro o al maxi villaggio di natale di Milano costato diversi milioni di euro, che l’anno scorso Regione Calabria ha generosamente regalato lasciando al buio invece i suoi concittadini.
È un buon pretesto per avere qualche altro giorno di lavoro, oltre alla stagione estiva, e forse un input per organizzare nuove attività.
Soprattutto, si accendono i riflettori e si ricorda al mondo che esiste questa terra. Luci che spazzano via, anche se per poco, le ombre oscure che ancora avviluppano il territorio. La fierezza di ospitare il capodanno italiano. Musica e colori frizzanti che portano l’auspicio di una rinascita, di un vero nuovo inizio con cultura, legalità, infrastrutture, trasporti.