Christian D’Alessandro è tornato a casa
L’attivista italiano è atterrato il 27 dicembre a Napoli, all’aeroporto di Capodichino verso l’ora di pranzo
A comunicare il ritorno di Cristian D’Alessandro, l’attivista italiano di Greenpeace detenuto per mesi in Russia, è stata la stessa organizzazione non governativa ambientalista in una nota sul proprio sito dove si legge che tutti i 26 attivisti non russi hanno ottenuto un visto d’uscita che pone fine alla lunga vicenda iniziata quando le autorità russe li hanno arrestati il 19 settembre con l’accusa di pirateria. Ventotto attivisti e due giornalisti freelance furono arrestati quel giorno in seguito alla protesta pacifica contro una piattaforma petrolifera artica gestita da Gazprom, avvenuta il giorno prima. La nave di Greenpeace, Arctic Sunrise, in cui si trovavano gli attivisti, venne abbordata in acque internazionali da agenti di sicurezza russi prima di essere rimorchiata a Murmansk dove i trenta sono stati poi arrestati. I mesi di detenzione si sono conclusi grazie alle prossime Olimpiadi di Sochi che hanno consigliato a Putin di elargire agli ‘Artic 30’, o alle Pussy Riot, un’amnistia in occasione dei 20 anni della costituzione russa che ha tanto il sapore di uno specchietto per le allodole destinato al mondo che aveva puntato gli occhi sulla questione dei diritti umani in Russia.
Appena arrivato in Italia Cristian lascia subito intendere che non intende interrompere quello per cui si si trovava sulla Arctic Sunrise: «Ci siamo, ce l’abbiamo fatta e nonostante tutto è stata una grande esperienza, che ha cambiato le nostre vite. Sarò per sempre grato ai milioni di persone in tutto il mondo che ci hanno sostenuto negli ultimi tre mesi. Alla Gazprom, alla Shell e a tutte le compagnie che intendono perforare l’Artico in cerca di petrolio possiamo dire che la campagna di Greenpeace non si ferma qui e non si fermerà fino a quando questo ecosistema così fragile, e così importante per il clima terrestre, non sarà protetto».