Pubblicato: Lun, 23 Dic , 2013

Libere tutte

Lo spot di Putin a Sochi grazia anche le Pussy Riot 

 

images-3Stamattina è stata liberata Maria Alyokhina, a tre mesi dal naturale decorso della pena, una delle Pussy Riot incarcerate con l’accusa di «teppismo motivato da odio religioso» per aver inscenato nel febbraio 2012 un flash-mob nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, recitando una preghiera contro Putin. L’amnistia che qualche giorno fa ha rimesso in libertà l’ormai ex oligarca della petrolifera Yukos, Mikhail Khodorkovsky, ha quindi coinvolto anche le attiviste-femministe e oppositrici del Cremlino, in una specie di “operazione simpatia”. Lo dichiara apertamente la Alyokhina appena uscita dal carcere Novgorod: « Se ci fosse stata la possibilità di rifiutare l’amnistia, lo avrei fatto. Non la ritengo un atto umanitario, bensì una trovata pubblicitaria». La grazia arriva infatti oltre che in vista del ventennale della costituzione Russa, soprattutto a 50 giorni dalle olimpiadi invernali di Sochi 2014, che sono già state pretesto di schermaglie politiche internazionali. Non parteciperà alla giornata inaugurale il premier tedesco Angela Merkel, così come Obama ha deciso di mandare una delegazione composta da due ex-atlete e icone gay, Billie Jean King e Caitlin Cahow, come provocazione per le leggi contro i diritti omosessuali approvate in Russia.
L’unico pensiero della Alyokhina è invece diretto alle recluse con cui ha condiviso la detenzione, minacciate più volte dall’amministrazione del penitenziario, dice, per averle solo rivolto la parola:« Ora vorrei mettermi in contatto con chi combatte per difendere i diritti umani, perché è l’attività che voglio intraprendere, in particolare i diritti di chi è in carcere».
L’altra Pussy Riot, ricoverata nell’ospedale penitenziario regionale di Krasnojarsk, è la 23enne Nadia Tolokonnikova, anche lei libera dopo poche ore dalla compagna e anche lei per nulla pentita, ha rilasciato dichiarazioni molto chiare: « la Russia è costruita sul modello di una colonia penale e bisogna cambiare questa struttura – ha detto – Il confine tra libertà e non libertà è molto sottile in Russia, un paese autoritario. Io farò di tutto per aiutare i prigionieri, perché ora ho un legame di sangue con il sistema penitenziario e cercherò di fare in modo che diventi migliore».
È probabile che le intenzioni di Putin di non farsi rovinare la festa olimpionica di Sochi tramite queste “gentili concessioni”, minaccino di non riuscire a sortire l’effetto voluto.

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