Vertenza Almaviva, vincono i lavoratori
Si conclude dopo due mesi la lotta tra precari e Almaviva. Saranno tutti inseriti nel bacino di prelazione
Arriva ad una conclusione la lotta tra i lavoratori a progetto (Lap) ed Almaviva.
L’azienda, tra settembre e ottobre, aveva chiesto ai lavoratori di firmare una conciliazione contenente palesi falsità, l’accettazione della quale sarebbe stata condizione necessaria per poter accedere alle liste di prelazione per il rinnovo del contratto.
I Lap all’inizio erano stati costretti ad autorganizzarsi dato che le sigle sindacali avevano firmato un accordo nazionale di settore l’1 agosto. Proprio in base a questo, travisandolo, Almaviva si era sentita autorizzata a sottoporre ai propri lavoratori la conciliazione di cui sopra. I Lap palermitani, un centinaio, che avevano rifiutato di firmare il documento sottoposto loro da parte datoriale avevano trovato l’appoggio dell’associazione Vivo Civile e poi, in un secondo momento, della Slc-Cgil mentre gli altri sindacati aveva deciso di far firmare la conciliazione nonostante questa non rispondesse al vero.
Oggi, dopo due mesi, i 100 lavoratori che si erano sottratti al ricatto sono riusciti a vincere la loro battaglia. Non solo entreranno nella lista di prelazione ma hanno ottenuto un accordo in cui si stabiliscono regole certe per l’anzianità anagrafica e quella contrattuale. Tutto questo nella serenità di aver ritrovato la continuità occupazionale persa in questi due mesi in cui, obtorto collo, erano stati costretti a rimanere a casa
La vittoria di questi giorni è significativa perché mette un freno alle pretese aziendali, quasi da neoschiavismo, in un settore in cui il precariato, l’incertezza e lo sfruttamento la fanno da padroni. Secondo la Slc-Cgil questo è solo il primo passo, «bisogna passare alla rivendicazione dei diritti aggiuntivi con la contrattazione di secondo livello per estendere le garanzie alla nuova generazione di lavoratori dei call center» afferma il segretario palermitano Maurizio Rosso.
A questo si aggiunge che finalmente, se l’esempio di Palermo diventerà sistemico, si intravede la fine di un sistema duale che vedeva i lavoratori stabilizzati difesi e affiancati dalle sigle sindacali mentre i precari e i Lap spesso venivano considerati carne da macello con un’evidente corsa al ribasso per diritti e stipendi.