Un caffè fin troppo caro
Arrestato a Ballarò un ricercato di origini marocchine. A tradirlo: l’irrefrenabile desiderio di una tazzina al bar
Quando si parla di latitanti e criminali si dice sempre che a metterli nei guai siano donne e affari. Questa volta, invece, è stato un semplice caffè! Chi sa se al cittadino marocchino Mazi Omar, il vizio, dopo questa esperienza (almeno quello del caffè, si intende) sia passato.
Lunedì pomeriggio, infatti, il signor Mazi, incurante d’avere un provvedimento di rintraccio per un fine pena di oltre due anni, decide di fare un break al bar “Marocco”, notoriamente frequentato da poliziotti e carabinieri. Incoscienza o forse semplicemente imprudenza. Fatto sta che proprio uno di questi, guarda caso un agente della sezione criminalità straniera della squadra mobile, lo riconosce: ha appesa la sua foto in bacheca tra i soggetti da rintracciare e arrestare. L’ordine viene dalla Procura di Termini Imerese, dove il Tribunale ha condannato il cittadino straniero per reati contro il patrimonio e altro.
Il poliziotto gli si avvicina. Lui non riconosce il pericolo, anzi, lo scambia per un cliente a cui vende oggetti falsi o di dubbia provenienza. Il Mazi, infatti, ha una di quelle classiche bancarelle proprio dietro la Questura a Ballarò. Peccato che lo sbirro non cerca Hogan, appena arrivate da Napoli, ma proprio lui, il Mazi. È troppo tardi: anche se abbozza un tentativo di fuga, viene subito placcato e portato alla Mobile. Lì avrà preso il suo ultimo caffè, all’aria aperta, almeno per i prossimi due anni.