Ucraina sull’orlo della guerra civile
Violentissimi scontri tra manifestanti e polizia a Kiev dopo che il Parlamento ha affossato la riforma costituzionale
La tregua durata meno di un mese tra manifestanti e governo è stata rotta in giornata quando gli antigovernativi hanno provato ad andare sotto il Parlamento dove si sarebbe dovuta discutere la riforma sui poteri del Presidente.
La repressione della polizia è stata violentissima, i morti sarebbero ufficialmente già 10, ma ben 16 per altre fonti, e centinaia i feriti, di cui alcuni gravi. Le forze governative, tra cui i temutissimi berkut, le forze speciali antisommossa, non hanno usato solo gli ordinari manganelli e idranti ma anche bombe stordenti e probabilmente armi da fuoco. Piazza Maiden, quartier generale, da tre mesi, degli attivisti è sotto assedio da parte delle truppe governative che, con l’ausilio anche di tre blindati, minacciano di sgombrare con la forza la zona. Nella piazza sono diversi i focolai e numerose le tende, a causa di bombe, molotov e giochi pirotecnici usati come armi, che bruciano.
Vitali Klitschko, uno dei leader dei manifestanti, ha invitando donne e bambini ad abbandonare, in vista dell’attacco della polizia, piazza Maiden. Nel contempo il presidente del Parlamento annunciava che il presidente Yanukovych domani avrebbe incontrato i capi dell’opposizione ma, visto il precipitare della situazione, non è escluso che l’incontro possa saltare o essere anticipato nella nottata.
Dall’estero non si sono fatte attendere le reazioni. La Germania, in un primo momento contraria, dopo gli scontri di oggi si è detta possibilista circa l’eventualità di sanzioni economiche dell’Unione Europea nei confronti dell’Ucraina. Francia e Stati Uniti hanno espresso «grave preoccupazione per la situazione» soprattutto per, nelle parole del governo francese, «l’uso indiscriminato della forza». Più diretta Catherine Ashton, Alto rappresentante per la politica estera e di difesa della UE, che ha dichiarato che la soluzione alla crisi deve passare per la formazione di un nuovo governo, nuove elezioni e riforma costituzionale.
Dall’altro lato, sul fronte pro-Yanukovych, la Russia ha accusato l’Occidente, e l’Europa in particolare, di fomentare la crisi incoraggiando le forze più radicali, violente ed estremiste.