Tsipras si è dimesso, la Grecia torna a votare.
“Ho la coscienza a posto, ho combattuto per il mio popolo”.
Con un discorso di 14 minuti, trasmesso dalla tv pubblica Ert, Tsipras ha annunciato le sue dimissioni e nuove elezioni che si terranno il 20 settembre prossimo. Ricevuta la prima tranche di finanziamenti internazionali e rimborsati i creditori, Tsipras richiama il popolo a giudicare sull’operato del suo governo.
“Ho la coscienza a posto, ho combattuto per il mio popolo che ora deve decidere”. Riferendosi al memorandum d’intesa, ha affermato “non è quello che volevamo ma era il migliore che potessimo ottenere date le circostanze”. Ora il Paese “lotterà per ridurre al minimo gli effetti negativi del compromesso, dirà no a tagli lineari, alle barbarie nella legislazione sul lavoro compiendo ogni sforzo per riconquistare pienamente la propria sovranità nazionale”.
Tsipras ha ricordato le cose che il governo in sette mesi difficili è riuscito tuttavia a fare: la riapertura della televisione pubblica Ert, la possibilità concessa ai cittadini di saldare in cento rate mensili i debiti verso lo Stato, la legge che dà la cittadinanza greca ai figli degli immigrati. “Abbiamo portato il caso greco in tutto il mondo. Siamo stati d’esempio per altri popoli”.
La scelta di dimettersi e andare a nuove elezioni è stata determinata, secondo alcuni osservatori, oltre che dalla volontà di questo leader di rispettare la sovranità popolare, anche dal tentativo di ridurre la possibilità della minoranza di Syriza, che non ha accettato l’accordo con i creditori, di potersi organizzare in vista delle elezioni, che comunque erano evocate, e cogliere di sorpresa anche i partiti dell’opposizione. Tuttavia, secondo quel che filtra, la Piattaforma di Sinistra, costituita dai dissidenti, ha già avviato contatti per la formazione delle liste di un movimento autonomo, che dovrebbe avere quale programma elettorale l’opposizione alle politiche di austerità e al memorandum d’intesa con i creditori.
“Dobbiamo combattere ancora tanto contro la corruzione, contro l’evasione, contro l’oligarchia” ha ricordato il leader dimissionario nel suo discorso alla tv. Egli conta sul vasto appoggio popolare di cui ancora gode un leader come lui, giudicato da gran parte dei greci un politico onesto e che si è trovato a dover affrontare una situazione al limite della disperazione nella quale il Paese era precipitato per responsabilità di coloro che da quarant’anni hanno governato: vale a dire il centrodestra di Nuova Democrazia e i socialisti del Pasok.
Il ministro dell’Interno Nikos Voutsis ha dichiarato che “ci vuole una nuova legittimazione popolare”, mentre il responsabile del dicastero per la riorganizzazione produttiva, Skourletis, ha asserito che occorre rinnovare la fiducia popolare dal momento che “Syriza in questa fase è chiamata ad attuare un programma per il quale non è stata eletta”. Insomma la correttezza democratica di questa sinistra greca ha pochi esempi, di questi tempi, su altri lidi e in altre capitali.