Totò Cuffaro eletto segretario nazionale della DC
A fine febbraio veniva riabilitato dal tribunale di sorveglianza di Palermo, assicurando che non sarebbe mai più tornato in politica. Ma a poco più di due mesi di distanza, Totò Cuffaro già commissario regionale della Dc in Sicilia, è stato eletto segretario nazionale del partito.
L’ex presidente della Sicilia, Salvatore (Totò) Cuffaro a gennaio del 2008 fu costretto a dimettersi per favoreggiamento alla mafia, in primo grado. Nel 2011 la sentenza, si costituì in carcere a Rebibbia per scontare sette anni di condanna per rivelazione di segreto e favoreggiamento aggravato dall’agevolazione della mafia. I giudici stabilirono anche che l’ex numero due del partito di Pier Ferdinando Casini non potesse mai più entrare in seggio elettorale e nemmeno farsi eleggere. E’ stato radiato dall’Ordine dei medici e licenziato dall’Ispettorato regionale alla Sanità, dove era in aspettativa dal 1991. Cuffaro trascorre poco più di 4 anni in carcere, fino al 2015. Poi esce e per qualche mese fa il volontario in Africa.
E’ stato accusato di aver rivelato informazioni riservate su indagini in corso favorendo tra gli altri anche il boss Giuseppe Guttadauro. Secondo i pm “non è stato possibile ricostruire l’intera catena degli autori delle rivelazioni e non è stato possibile accertare chi fosse la fonte che ha rivelato a Cuffaro l’esistenza dell’attività d’indagine e di intercettazione, nemmeno chi era il diretto collegamento con Roma, con cui aveva commentato l’andamento delle indagini”.
Il reato che ha commesso è uno tra i più gravi tra quelli che possono essere contestati a un politico: i favori alla mafia.
Tuttavia, Cuffaro chiede e ottiene la riabilitazione giudiziaria; la sua interdizione perpetua ai pubblici uffici cade. Non conta che il suo reato avesse un’aggravante di tipo mafioso: la fedina penale per legge va ripulita. Viene meno la pena accessoria che gli era stata inflitta e che gli vietava il ritorno in politica (elettorato attivo e passivo) così come qualsiasi lavoro nella pubblica amministrazione. “Perpetuo” è sinonimo di “per sempre”, ma in Italia si declina con “dipende”. La legge “Spazzacorrotti”, proprio per evitare che la riabilitazione venga usata da politici un tempo dediti al crimine per tornare velocemente alla ribalta, avrebbe previsto una limitazione. In caso di riabilitazione, si resta fuori dalle istituzioni almeno per un tempo pari alla durata della condanna. Solo al termine di quel periodo la posizione verrà riesaminata. In realtà, tale normativa è successiva al reato contestato a Cuffaro, così il tribunale di sorveglianza stabilisce che non la si può applicare. Lui in ogni caso aveva giurato che non si sarebbe ricandidato.
In realtà, già negli scorsi anni era ritornato nelle retrovie per ricostituire la Nuova Dc, partito con cui ha pure partecipato – non in prima persona – prima alle amministrative e poi alle elezioni Regionali siciliane nel 2022. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, eletto lo scorso giugno, così come l’attuale presidente della Regione, Renato Schifani, eletto a settembre, hanno avuto l’appoggio politico di Cuffaro [e Marcello Dell’Utri], il cui partito ha ottenuto anche due assessori al Comune e due alla Regione.
Uno degli uomini della Sicilia potente, condannato per aver favorito Cosa Nostra, Totò Vasa Vasa, ex presidente della Regione Siciliana ed ex vicepresidente dell’Udc; prima medico [radiato] e poi anche laureato in giurisprudenza. Una figura controversa, obliqua. Mantiene fitti legami con il territorio e con le sale del parlamento, ancora sostenuto da un numero considerevole di politici e cittadini. Un uomo istruito, che ama i bagni di folla e i palcoscenici, al contrario di Marcello Dell’Utri, il quale da sempre si muove più silenziosamente in disparte.
Nella puntata del Maurizio Costanzo Show nella staffetta con Samarcanda del 1991, a reti unificate in memoria di Libero Grassi e contro la mafia, in studio c’era in via eccezionale anche Giovanni Falcone e collegato da Palermo al teatro Biondo con Michele Santoro spuntò a sorpresa un giovane Cuffaro, all’epoca deputato regionale. Il politico inaspettatamente si schiera contro i giornalisti e gli ospiti intervistati, colpevoli a suo dire di aver portato accuse infamanti, di aver parlato di fatti volgari. Sosteneva che la serata fosse esternazione di un “giornalismo mafioso” lesivo della dignità della Sicilia: “C’è in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore che abbia la Democrazia Cristiana in Sicilia. Questa volgare aggressione l’avete costruita sapientemente perché avete bisogno di delegittimare le persone migliori che abbiamo, perché questa Sicilia vada sempre più in fondo. Perché quello di stasera è giornalismo mafioso. Il giornalismo mafioso che è stato fatto fa più male alla Sicilia, che dieci anni di delitti”.
C’è chi dice che Cuffaro è stato ed è uno degli uomini più importanti nella storia della Sicilia, uno che “ha fatto goal nella vita”, tanto che gli è stato dedicato un docu-film, intitolato “1768 giorni”, in cui si racconta il passato e il presente dell’Ex Presidente della Regione, tra potere, carcere, riabilitazione, i giorni in Africa, la lotta contro il Covid, e il ritorno alla politica. La proiezione neanche a dirlo ha fatto il sold out. Acclamato e adorato, “se non ci fosse Totò Cuffaro occorrerebbe inventarlo, non è uno slogan ma è una cosa che sento. Ci lega un rapporto che nasce da tanto tempo, ci ha visto insieme in momenti delicati e dolorosi della sua esperienza. Sta dando un grande sostegno all’azione del mio governo, attraverso i suoi assessori. So bene quanto ha condiviso la mia candidatura, fu il primo a sostenere la mia candidatura prima che lo dicesse il mio partito. Io non dimentico” – così il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, parlando dell’amico e alleato. Ora Cuffaro ritorna ufficialmente nel contesto politico nazionale, molti altri capitoli dovranno essere ancora scritti.