Sul piede di guerra i collaboratori scolastici di Palermo
Sono oltre 500, gli ex Lsu, senza stipendio da marzo. La Cisl annuncia: «La mancata stabilizzazione causerà notevoli disagi».
di Matilde Geraci
Si è snodato lungo il centro storico di Palermo il corteo dei 519 collaboratori scolastici provenienti dal bacino degli Lsu, in servizio nelle scuole di Palermo e provincia.
Si tratta dei lavoratori delle cooperative Comitini, Pubblica Istruzione, 30 Aprile, Service, Istruzione Pubblica, convenzionate dal 2000 con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Palermo, che non percepiscono lo stipendio dalla scorsa primavera. Al loro fianco, presenti alla manifestazione, alcuni insegnanti, anch’essi precari.
La Cisl torna, quindi, a chiedere «la loro stabilizzazione, che deve essere inserita nel decreto nazionale sui precari della Pubblica Amministrazione, così come si giunse ad una soluzione nella vertenza per la stabilizzazione di analoghe figure professionali dei Comuni siciliani grazie alla legge finanziaria del 2007». E avverte: «I lavoratori non possono più attendere dopo sette mesi senza stipendio. La loro mancata stabilizzazione, inoltre, causerà notevoli disagi alle scuole di Palermo e provincia».
«Intendiamo sensibilizzare il sindaco Orlando sul forte disagio vissuto ormai da troppi mesi dai 519 lavoratori, a causa del mancato pagamento delle retribuzioni dal mese di marzo e del mancato inserimento nei percorsi di stabilizzazione che verranno adottati dal Ministero della Pubblica Istruzione. Senza questa figura professionale nelle scuole, verrebbe meno non solo il servizio di pulizia, ma anche quello di vigilanza, accoglienza, assistenza agli studenti», affermano Mimmo Milazzo e Francesco Amato, rispettivamente Segretario Cisl Palermo Trapani e Segretario Felsa Cisl Palermo Trapani.
Ciò che chiedono gli operatori appartenenti alle quattro differenti cooperative sono essenzialmente certezze per il proprio futuro professionale. I lavoratori e le loro famiglie vivono una situazione di profondo disagio e questo non può più essere tollerato in alcun modo, a maggior ragione che l’anno scolastico è ormai iniziato e ulteriori proteste da parte degli operatori rischierebbero di mettere in difficoltà il normale svolgimento delle lezioni.
«Molte famiglie sono state lasciate a se stesse», lamenta uno dei precari presenti al corteo. «È una vergogna – gli fa eco qualcun altro -, non riusciamo a garantire un pezzo di pane ai nostri figli, né a pagare bollette e affitti. Per non parlare delle tasse che continuano ad arrivare. Abbiamo lavorato “per la gloria” per sette mesi. Questo silenzio da parte delle Istituzioni non è più sopportabile».
È, dunque, necessario che il Governo regionale si adoperi per ottenere un tavolo nazionale che si occupi al più presto della vicenda. Bisogna innanzitutto che il Ministero dell’Istruzione sblocchi i fondi necessari al pagamento degli stipendi arretrati e che tutte le parti interessate affrontino la questione che ha già fin troppo messo a dura prova i lavoratori, stanchi di ascoltare vane promesse e disillusi da impegni mai rispettati.