Strasburgo: sì a cognome materno per i figli
La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo bacchetta l’Italia sul mancato diritto dei genitori di dare alla prole il cognome materno
Il retaggio italiano dell’eredità del cognome del padre per la progenie viene oggi messo in crisi dalla Corte di Strasburgo, che ha emesso una sentenza contenente precise disposizioni affinché vengano presi provvedimenti di natura legislativa che permettano ai genitori di registrare i propri figli anche con il solo cognome della madre, qualora questi lo richiedano.
La sentenza della Corte ha origine dal ricorso di una coppia di milanesi, che quindici anni fa hanno visto vietata la possibilità di attribuire alla loro figlia il cognome materno, sebbene non vi fosse alcun preciso vincolo giuridico ad impedirlo. Alessandra Cusan e Luigi Fazzo si sono così rivolti all’istituzione di Strasburgo, ritenendo che tale divieto rappresentasse una violazione del loro diritto di scelta, basato sulla volontà della donna di trasmettere il cognome del padre, Cusan, che sarebbe stato destinato ad estinguersi a causa di mancanza di progenie maschile.
La Corte ha decretato che la pratica attuata in Italia si fonda sul retaggio di una concezione patriarcale della famiglia non più in sintonia con l’evoluzione della società e le fonti di diritto soprannazionale, ed è dunque necessario che lo Stato italiano si adegui agli usi europei, come previsto dal Trattato di Lisbona in tema di parità tra i generi; in virtù di questa sentenza, che verrà resa definitiva tra tre mesi, l’Italia dovrà quindi provvedere a rendere legittima una pratica che nel nostro ordinamento non presenta alcun impedimento se non quello della tradizione.