Sterilità, non tutta l’Europa è Paese
Alla vigilia della Schengen sanitaria l’Italia è l’unico Paese europeo a vietare la donazione degli ovociti e degli spermatozoi. Così la sterilità appare più come una colpa che una malattia
I cittadini dell’Unione Europea saranno presto anche pazienti d’Europa. Potranno richiedere, in base a procedure ben precise, di cambiare Paese per cure e prestazioni sanitarie. Entro un anno sapremo anche come, quando e chi pagherà a chi. Il dado è stato tratto il 4 dicembre scorso quando il Consiglio dei ministri ha approvato con un decreto legislativo la direttiva europea n° 24 del 2011. Molte cose sono da definire, ma una è già certa: l’autorizzazione a partire ed il rimborso da chiedere non potranno mai essere negati nel caso in cui l’assistenza non sia erogabile sul territorio nazionale e non lo sia in tempi congrui dal punto di vista clinico. Questo punto sembrerebbe sacrosanto eppure non tutta l’Europa è Paese. In Italia, ad esempio, sono escluse, vietate e sanzionate alcune metodiche, definite di tipo medico per il resto d’Europa, come la donazione di ovociti e spermatozoi o il trasferimento di embrioni “orfani”, quelli abbandonati nei centri dalle coppie, gli unici trattamenti possibili per chi non possa in alcun modo concepire un figlio. Il paradosso giuridico di questo divieto non è passato inosservato neanche ad alcuni tribunali italiani, che interrogati da singoli casi, hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale davanti alla Corte Costituzionale, per discriminazione tra casi clinici diversi, a parità di problema medico. La Consulta ha già ricevuto, per la seconda volta sul suo tavolo, alcuni di questi ricorsi ed attende l’ultimo per discuterli probabilmente in un’unica seduta, forse in primavera.
Un tempo di attesa incerto e troppo lungo per chi deve decidere in fretta, come spesso accade per le coppie con un progetto di genitorialità, che guardano all’orologio biologico come ad una clessidra inesorabile per il buon esito della gravidanza. Nel frattempo, le coppie italiane vivono da esiliati più che da turisti i loro viaggi obbligati all’estero ed i dati registrano oltre quattromila coppie ogni anno, che si informano spesso solo sui forum tematici o sul web. A Roma, alla Casa internazionale delle donne, l’associazione Madre Provetta ha inaugurato un calendario di incontri con medici stranieri per dialogare direttamente con loro e saperne di più. Prima tappa la Grecia.