Stamina, protesta blocca il cuore di Roma
Antipolitica splatter dei malati pro Stamina. Il Governo resiste, capiamo il perché
Il ministro Beatrice Lorenzin non ricorrerà contro la sentenza del Tar del Lazio, che ha annullato il lavoro della commissione di esperti per parzialità nelle posizioni dei componenti. Nonostante qualche vizio di forma riscontrabile, la proposta del Governo è quella di procedere in fretta per la nomina dei nuovi esperti che dovranno esprimersi sul metodo, ancora criptato e nelle mani del ministero della Salute. Una risposta cauta che vorrebbe essere utile ad una maggiore distensione, ma che non soddisfa la richiesta dei malati di nuovo in strada.
Protesta dura, oggi a Roma, riaccesa questa mattina, aspettando, dichiarano, un decreto urgente per dare il via alla somministrazione del metodo Stamina alla lunga lista di attesa negli ospedali di Brescia. Dalle 10,30 una quindicina di malati in carrozzella hanno bloccato il cuore della Capitale, fermando il flusso del traffico tra piazza Colonna e largo Chigi, in prossimità del palazzo dove il Governo era riunito. Episodi difficili da gestire, due fermi, e la minaccia di alcuni manifestanti di lasciarsi morire dissanguati, come grida Roberto, del Civico 117, il comitato di protesta dei malati che abitano la zona da mesi. E non vogliono sentire ragioni: non vogliono più le commissioni, vogliono solo che il metodo venga applicato agli altri in lista di attesa, a cui Roberto sostiene che i tribunali avrebbero già dato il via libera, poi sospeso da un ulteriore ricorso.
Alla domanda se la trasparenza richiesta dall’appello dell’associazione Luca Coscioni, già firmato da oltre 4000 persone, di rendere noto il metodo “criptato” nelle mani del ministero, Roberto non è interessato e risponde che il suo comitato pro Stamina da sempre chiede trasparenza, ma che che questa richiesta sia solo l’ennesima scusa per non offrire le cure a chi sta morendo. Drammatico lo scenario di quella che appare come una vera e propria trincea contro tutti, difficile da gestire, ma di grande responsabilità politica.
Gli scienziati sembrano troppo lontani dalla piazza anche per i passanti nel cuore della Capitale e si ha la sensazione che l’arrivo di esperti internazionali non potrà risolvere il peccato originale di tutta la vicenda: il primo tentativo di mediazione, quello del 25 marzo scorso, quando il Senato ha emanato un decreto per autorizzare i trattamenti in chi li aveva cominciati. Aldilà dell’orrore per i malati e per la loro disperazione concreta, la partita è seria e la questione di fondo è di fatto l’affermazione di un nuovo modello di ricerca scientifica. Abbreviare alcune fasi, renderle più rapide come già fanno in Giappone ed Usa, affermare la ricerca sulle cellule staminali e sulla medicina rigenerativa, bypassando i lunghi e costosi iter per correre verso molecole farmacologiche nuove, sperimentazioni che scavalchino e rendano superflue le approvazioni costose di semplici e spesso inutili molecole chimiche, secondo alcuni. Riteniamo che la posta in gioco sia questa e che la rappresentazione cruenta messa in scena in questi mesi tra istituzioni “cattive” , scienziati “sordi”, giudici strattonati e dimezzati tra norme preesistenti inadeguate e la compassione per i malati, lascerà sul campo la vera sfida di potere del prossimo futuro: il passaggio più rapido dalla ricerca all’uso clinico, cioè al mercato, ma anche, per alcuni alla speranza di cura. La politica deve regalarci e concedersi una riflessione saggia. È tempo di decidere al netto di facili ricatti.