Stamina, l’ Italia inguaribile del “Ci pensi mi”. Scienziati contro l’ eretico Camillo Ricordi
Mauro Ferrari dichiara che la soluzione dovrà essere condivisa e dovrà essere al servizio di chi soffre
L’Italia degli italiani e delle istituzioni è allergica alla trasparenza, alle regole e al buonsenso. Sarà banale, ma tutte le storie sembrano finire sempre lì, nel cul de sac dell’interesse privato, poco etico, talvolta illecito. Pare, infatti che il caso del si o del no al metodo Stamina, come ultima spiaggia per malati inguaribili, autorizzato e poi fermato per motivi di procedura e di sicurezza pubblica dal Ministero della Salute non ripeterebbe tanto il dilemma tra compassione e ragione scientifica, quanto quello tra interesse personale privato e pubblico. Si è insinuato il dubbio, dopo una rivelazione di Marino Andolina, il vicepresidente di Stamina Foundation, che l’ ok ed il via libera che avrebbe aperto la discussa strada verso l’ utilizzo in via eccezionale presso gli Spedali civili di Brescia potrebbe avere alla base le pressioni per l’interesse alla cura di alcuni malati “raccomandati” . Una tesi che però non è sufficiente a sbrogliare la matassa aggrovigliata che tutte le parti in causa, forse perfino con arguta maestria, complicano ogni giorno con nuovi dettagli, fatti o pettegolezzi, mentre la sfida più temibile all’orizzonte potrebbe essere quella di una spinta strategica a favore della ricerca scientifica e di un ‘uso clinico più spedito della medicina rigenerativa cellulare a scapito forse di quella farmacologica, come se le due cose ormai dovessero contendersi il fuoco sacro o meglio, per dirla tutta: i denari pubblici e privati degli stati.
Aldilà delle responsabilità che un’ ennesima commissione d’inchiesta del Senato, come richiesto anche dalla radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, dovrebbe indagare su tutti gli atti che hanno portato allo sdoganamento di fatto (ma non di diritto) del metodo Stamina, le osservazioni politiche, economiche e perfino sociologiche sulle consequenze non sono di poco conto. Sulle cellule infuse con il metodo Stamina nei 32 pazienti si è detto di tutto. Definite da alcuni come “annacquate”, ricche di detriti, perfino trasfuse con dosi utili per i topi e non per gli uomini, ma il mistero non si può affrontare con metodo scientifico, razionale, pragmatico. Non si è data l’autorizzazione allo studio a nessun centro di ricerca per valutare la qualità biologica di quelle cellule usate in quelle dosi. Così il segreto di Stato della composizione e del protocollo restano intatti nella cripta del Ministero della Salute. L’istituzione addetta istituzionalmente ai farmaci, l’Aifa, ha infatti deciso per la linea dura. Ha intimato l’alt agli Spedali di Brescia con la lettera di diffida a trasferire cellule a qualsivoglia laboratorio, non solo a quello d’ olteoceano di Camillo Ricordi, che da Miami aveva aperto per primo le porte al filosofo Davide Vannoni per ragionare scientificamente sulla caratterizzazione delle cellule, ma anche a tutti gli altri scesi subito in campo per contendersi l’ambito studio, come il laboratorio di cellule staminali dell’Università La Sapienza di Roma, diretto da Paolo Bianco, quello di Michele De Luca, il Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia, o ad Umberto Galderisi, presidente della Stem Cell Research Italy. In questo clima di alzata di scudi, ma di scarso confronto su questioni dirimenti, negato ad oggi dall’assenza di dati oggettivi validati, noti e pubblici, Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute, per aver espresso il dubbio del non so, ma studierei le cellule, potrebbe rischiare di essere caldamente invitato a lasciare la direzione del Comitato scientifico della fondazione Rimed, l’istituto di ricerca con sede in Sicilia, a Carini. Chiedono la sua testa gli altri componenti di quel comitato che si sono dimessi accusandolo di “ambiguità” in una vicenda considerata come “un oltraggioso caso di ciarlataneria”. Si tratta di autorevoli ricercatori come Carlo Croce, Carlo Alberti Redi, Francesca Pasinelli e Giulio Cossu. Una reazione non di poco conto per il futuro dell’Istituto di medicina rigenerativa di Carini, per il quale nel 2006 si era costituita la omonina Fondazione Rimed che aveva attivato una partnership tra Governo italiano, Regione Siciliana ed Università di Pittsburg. Insomma una joint venture di ricerca sulla applicazione clinica della medicina rigenerativa, le cui sorti potrebbero perfino dipendere a catena dall’esito della vicenda sul metodo Stamina. In questo clima di conflitto arriva oggi una dichiarazione di Mauro Ferrari, il neonominato presidente della commissione scientifica del ministero della Salute, che ascolterà e valuterà gli esiti osservati dai medici che hanno in cura gli infusi con il metodo Stamina, e che ha dichiarato senza mezzi termini che la soluzione non potrà essere imposta, ma dovrà essere condivisa e dovrà essere al servizio di chi soffre.