Smartphone e tablet vittime della SIAE
Aumenterà da gennaio il costo per tablet, smartphone e pc. È l’effetto dell’adeguamento dell”equo compenso” della SIAE
Nuovo balzello per gli italiani. Aumenterà “l’equo compenso” della SIAE da applicare agli apparecchi elettronici dotati di memoria, ovvero smartphone, tablet, pc, hardisk e smart-Tv.
Per “equo compenso” si intende una somma, incassata dalla SIAE, per indennizzare gli autori per eventuali violazioni del copyright che gli utenti potrebbero compiere, ad esempio tramite il download illegale. L’aggiornamento delle tariffe comporterà un aumento vertiginoso di queste: per gli smartphone ci sarà un aumento di quasi il 500%, da 90 centesimi a 5,20 euro. Più contenuti, si fa per dire, gli aumenti dei contributi su tablet e pc, entrambi partivano da 3,20 euro ora per i primi si arriverà a 5,20 euro per i secondi a 6. In realtà, all’apparenza, la SIAE ha aggiornato le tariffe con equilibrio compensando l’aumento di alcune e con la diminuzione di altre, peccato che a diminuire saranno quelle per VHS e vecchi cellulari, prodotti di fatto fuori produzione da tempo. Facendo due conti, considerato l’attuale mercato, la società presieduta da Gino Paoli, grazie alle modifiche sopraricordate, incasserà circa 250 milioni di euro in luogo degli attuali 80, soldi sborsati dall’industria tecnologica e dagli acquirenti.
L’emendamento in questione, primo firmatario Francesco Ribaudo (PD), va oltre le richieste della SIAE. Questa, per voce del presidente Paoli, aveva sollecitato il Ministero dei Beni Culturali a convocare un tavolo tecnico con le altre parti in causa, consumatori e industria dell’elettronica, per arrivare ad un adeguamento delle tariffe. La proposta presentata, invece, non solo fa scattare gli aumenti da gennaio ma ricopia le richieste tariffarie della SIAE senza ascoltare le altre parti. A questo proposito è opinabile anche lo studio effettuato dalla Società Italiane Autori ed Editori, infatti il loro modo di calcolare la media europea sulle tariffe in questione è singolare: tolgono dal calcolo quei paesi, anche importanti come Spagna e Regno Unito, che non le prevedono. Di fatto si fa una media solo dei Paesi con un’analoga imposizione e non una media dei Paesi europei.
Il balzello introdotto farà aumentare, nonostante si dichiari che l’aumento non ricadrà sui consumatori, il costo finale dei prodotti di una manciata di euro. Non tantissimo ma un chiaro segnale che certo non aiuterà a compensare il già alto digital divide italiano. Si aggiunga che viene da chiedersi che senso abbia oggi “l’equo compenso”, pensato in tempi in cui il fenomeno della “copia pirata”, su cd o vhs, era diffuso mentre ora, grazie allo streaming e all’on demand, è quasi scomparso. Inoltre andrebbe forse ripensata l’intera SIAE. Non solo quello italiano è uno dei pochi casi di unico ente che raggruppa insieme autori ed editori, con una chiaro squilibrio a favore di questi ultimi, ma la Società è, per costi e procedure, invisa a moltissimi artisti. Specie per quello che riguarda il mondo della musica (locali, radio e musicisti) questa è vista dalla maggior parte degli interessati come un’inutile e vetusta corporazione d’ostacolo alla diffusione della musica.