Pubblicato: Sab, 4 Gen , 2014

Scoperta al San Raffaele: uno stratagemma contro i tumori

Il risultato ottenuto nell’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano svela la possibilità di applicare una strategia genica per sconfiggere le neoplasie.

 

 

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Utilizzare una strategia già verificata contro le malattie genetiche per eliminare il tumore. L’intuizione è di Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica e docente all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, coordinatore insieme a Roberta Mazzieri, ricercatrice del San Raffaele ma recentemente trasferitasi all’Università del Queensland in Australia, dello studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine il primo gennaio 2014. La tecnica messa a punto originariamente dallo stesso Naldini consiste nel sostituire il gene “difettoso” nelle staminali ematopoietiche del paziente (cellule madri di tutti gli elementi del sangue) tramite l’uso di vettori virali (lentivirali).

Applicato ai tumori, i macrofagi, cellule in scarsa presenza del sangue ma moltiplicate e attratte nelle neoplasie, si sostituiscono come veicoli portando così con se l’interferone alpha, una molecola prodotta normalmente dal nostro organismo in risposta a infezioni e di cui è stata dimostrata anche potente attività anti-tumorale.

L’uso clinico dell’interferone è però stato finora limitato da un’elevata tossicità, se somministrato per via sistemica. La soluzione trovata dall’equipe è stata allora circoscrivere l’effetto della molecola nei soli “monociti/macrofagi” che richiamati dal tumore fungono da cavalli di Troia, combattendolo dall’interno.

L’attendibilità dell’idea è stata dimostrata dai risultati appurati arrestando la crescita del tumore mammario e quindi le metastasi, su dei modelli murini, delle cavie a cui sono state precedentemente trapiantate cellule ematopoietiche umane modificate per produrre interferone. «Una volta nel tumore l’interferone agisce ri-programmando il micro-ambiente tumorale da una condizione che favorisce la crescita ad una condizione ostile», spiega Roberta Mazzieri, «Questo può avvenire grazie a molteplici meccanismi mediati dall’interferone: dall’induzione della morte delle cellule tumorali e dei vasi sanguigni del tumore, essenziali per fornire nutrimento, alla stimolazione della risposta immunitaria contro il tumore». «I nostri risultati –prosegue- forniscono una prova incoraggiante dell’efficacia e della sicurezza della strategia nei modelli sperimentali. È ora necessario effettuare ulteriori studi preclinici con lo scopo di valutare di quali tipi di tumori possano meglio beneficiare di questa terapia genica e a preparare la sperimentazione clinica che potrebbe cominciare tra qualche anno»

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