Sciolto per mafia il Comune di Altavilla Milicia
La delibera del Consiglio dei Ministri in seguito alle dichiarazioni del nuovo pentito Gennaro. Sciolti anche due Comuni della Calabria
«Al fine di consentire il risanamento delle istituzioni locali nelle quali sono state riscontrate forme di ingerenza nella vita amministrativa da parte della criminalità organizzata», il Consiglio dei Ministri, riunitosi questa mattina a Palazzo Chigi, ha deliberato lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. La delibera, assunta su proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano, sarebbe legata alle indagini che derivano dalle dichiarazioni del nuovo pentito Vincenzo Gennaro, ex esattore del pizzo, considerato elemento di spicco della famiglia di Altavilla. All’esame della proposta di scioglimento di Altavilla Milicia ha partecipato Luca Bianchi, assessore all’Economia della Regione Siciliana, intervenuto in rappresentanza del Presidente Rosario Crocetta, invitato a norma dello Statuto della Regione. Deliberato lo scioglimento anche di altri due Comuni con le stesse motivazioni: Ricadi e Joppolo, entrambi della provincia di Vibo Valentia.
Il 57enne Gennaro, geometra, ufficialmente lavorava come addetto alla sicurezza in diversi cantieri edili della zona del Bagherese, ma in realtà era l’ambasciatore di Cosa nostra nel mondo delle imprese. Lo scorso maggio è stato arrestato nell’ambito della vasta operazione antimafia denominata “Argo” e da un paio di mesi ha deciso di collaborare con la giustizia raccontando ai magistrati della Procura di Palermo degli intrecci fra il mondo degli appalti e la politica locale. In particolare il pentito avrebbe riferito al sostituto procuratore Francesca Mazzocco che il sindaco di Altavilla Milicia Nino Parisi avrebbe garantito incarichi a cottimo in cambio di voti. «Io avevo avuto una promessa. Parisi mi disse: “Mi dai una mano, non ti preoccupare, io ti faccio lavorare là come un pazzo, ora c’è un cantiere, c’è un lavoro che dovrebbe partire e ti faccio dare l’incarico di direttore di cantiere. Questo per la riqualificazione urbana della zona sud-est”». Inizia così l’impegno di Gennaro in campagna elettorale. « Si sono vinte le elezioni e mi ha chiamato il sindaco – racconta al pm Mazzocco il 13 settembre –. E lui mi disse: “Ora ti dico come presentare la richiesta per farti dare l’incarico di direttore di cantiere”». Quando gli inquirenti gli hanno chiesto se Parisi sapesse che lui facesse parte della famiglia di Altavilla, Gennaro garantisce che lui non lo sapeva: «Almeno io non glielo ho detto mai, però il padre Salvatore è normale che lo capiva. ‘U zu Totò conosceva quelli che io frequentavo».
Alcuni giorni fa il Movimento 5 Stelle di Altavilla Milicia aveva chiesto le immediate dimissioni cautelative di Parisi, nonché del presidente del Consiglio comunale Carmela Lombardo. Cugina del capomafia locale Francesco Lombardo (anche lui arrestato nella medesima operazione), il suo nome era emerso in alcune intercettazioni. Immediata era arrivata la risposta del sindaco: «Ritengo volgare e offensiva la strumentalizzazione della mia vicenda personale e ancor di più il giustizialismo forcaiolo di questo comunicato. Non ho bisogno di dimettermi per dimostrare la mia estraneità ai fatti. Si guardino, piuttosto, al proprio interno i puritani rappresentanti di questo movimento altavillese. Vi troveranno parenti degli arrestati, persone che hanno svolto prestazioni professionali per qualcuno degli arrestati e anche qualcosa in più. […] Vergognatevi!». Parisi, inoltre, si dice indignato per quanto accaduto, anche perché non solo «non c’è stato nessun atto ispettivo», ma non sarebbe stato nemmeno ascoltato dai magistrati e dal Prefetto in merito alle accuse rivoltegli, come invece avrebbe ripetutamente richiesto.
Se per il primo cittadino le dichiarazioni di Gennaro sono soltanto delle «semplici congetture di un pentito, che non trovano alcun riscontro nelle scelte amministrative fatte», dall’altro lato i riscontri sembrano averli trovati i carabinieri. Le affermazioni del neo collaboratore, infatti, confermerebbero in parte ciò che già era emerso nel corso di precedenti indagini, e cioè che alcuni esponenti della mafia di Altavilla Milicia si erano adoperati per fare eleggere a sindaco Nino Parisi. Come di fatto poi avvenne nel 2012. Ci sono poi le intercettazioni in cui Pietro Liga (altro mafioso finito in manette dopo il blitz di maggio) fa esplicito riferimento al sostegno della candidatura di Parisi: «Impegnato sei per queste votazioni qua alla Milicia?», chiede al suo interlocutore. «Eh, penso che siamo dallo stesso lato», gli risponde lo sconosciuto. «Sì, ma come consiglieri?», chiede ancora Liga, che poi aggiunge: «Vedi di aiutarmi». E allora l’interlocutore risponde: «Ah, vabbè, a Carmelina». E ancora, il giorno dopo, è sempre Liga a parlare, ma con un’altra persona: «Da Franco devi andare. E minchia stiamo facendo la guerra pure per il sindaco Parisi». «Non c’era… ah, il sindaco Parisi? A posto!», ribatte l’altro. Liga ribadisce: «Lui. Ormai…». E il suo interlocutore aggiunge: «Carmelina… il cognato di Franco mio cugino è».