Scalpore per la razzia di delfini a Taiji
Nei giorni scorsi oltre 250 delfini sono stati catturati in prossimità di Taiji, in Giappone
Gli animalisti e non di tutto il mondo si stanno schierando contro l’orribile consuetudine della mattanza di delfini che si perpetra da anni in Giappone, pratica che negli ultimi giorni ha avuto il suo apice con la razzia di oltre 250 esemplari appartenenti alla razza dei tursiopi.
La cattura dei mammiferi in Giappone incrementa il rischio di estinzione della specie e provoca irreparabili mutamenti dell’ecosistema dei mari, conseguenze di un’usanza tanto futile quanto anacronistica. Ha suscitato particolare scalpore la cattura di un cucciolo di delfino albino, strappato alla madre (massacrata insieme agli altri esemplari) al fine di essere “esposto” presso il Museo delle Balene di Taiji. Il destino del delfino è già segnato, si tratta di una condanna a morte, in quanto le particolarità dell’albinismo aggravano le condizioni dell’esemplare, debilitandolo a tal punto da non riuscire a sostenere la vita in cattività.
La crudeltà della pratica giapponese ha scatenato l’indignazione internazionale, che si è focalizzata sul tema in occasione dell’uscita nel 2009 del documentario premio Oscar “The Cove”. Da allora associazioni e vertici istituzionali hanno ufficialmente condannato il fenomeno, avviando pratiche multilivello che vanno dalla sensibilizzazione al boicottaggio vero e proprio.