Sardegna, il fango e lo sconforto di Olbia
L’incuria e il fango, la crisi e le pale. Olbia, come tutta la Sardegna, vuole ripartire a forza di braccia
Da lontano si vede il nostro Paese ancora una volta ferito dall’incuria di governanti che arrivano impreparati e in ritardo, sfoderando scuse già sentite. L’Aquila, le Cinque Terre, questa volta tocca alla Sardegna. Aspetto qualche giorno per chiamare un mio amico di Olbia perché ho timore di sentire che anche la sua casa non c’è più, che parte dei suoi ricordi sono stati inghiottiti dal fiume di fango. Dalla sua voce sento la stanchezza e lo sconforto di chi si guarda attorno e non riconosce più le strade e i negozi familiari. Lui è salvo e non ha avuto danni di nessun tipo. Ma c’è dell’altro. È quasi turbato dal senso di colpa di essere sopravvissuto, di non aver perso nulla. È tornato il prima possibile a casa per aiutare. Mi dice di aver passato la giornata a spalare fango, che ha la consistenza del “cemento a presa rapida”; contento mi confessa di aver imparato a usare la pala. Domani forse gli faranno guidare un mezzo meccanico. I problemi personali vengono accantonati, la crisi, il periodo di cassa integrazione che per ora tra i suoi colleghi si passano per evitare che qualcuno rimanga a casa per sempre, vengono per un attimo dimenticati. Rimane solo la solidarietà. Quel sentimento tutto italiano che ci aiuta ad andare avanti, nonostante la distruzione e la sofferenza che ci avvolge, il nostro “cuore nobile” di odissea memoria continua a portarci avanti.