Pubblicato: Mar, 2 Set , 2025

SALVINI, NO GRAZIE

«Nessun militare italiano andrà a combattere in Ucraina». Pace sì, ma solo quando conviene: il doppiogiochismo di Salvini.

Forse sarebbe superfluo evidenziane l’ennesima contraddizione del Ministro Salvini che ha quale unico obbiettivo, esistere facendo parlare ogni giorno di se. Per citarne solo una, la totale contrarietà alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina prima, e oggi, sono l’eroe che costruirà il ponte.

Per questo, senza voler entrare nel merito del dibattito….

Matteo Salvini, leader della Lega e vicepresidente del Consiglio, ha voluto marcare una distanza netta da ogni ipotesi di intervento armato italiano nel conflitto russo-ucraino. Una posizione apparentemente coerente con l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra. Infatti, la costituzione italiana prevede già che l’Italia non possa partecipare a missioni di guerra, quindi? Si tratterebbe eventualmente di una missione di “peacekeeping” (mantenimento della pace)a guerra finita e per far rispettare gli accordi.

Peccato che nella pratica politica, Salvini abbia più volte votato e sostenuto l’invio di militari in scenari di

conflitto attivo, spesso con motivazioni ben lontane dal semplice “mantenimento della pace”. A ben guardare, le parole del leader leghista sembrano più dettate dalla convenienza politica che da una reale coerenza con la sua storia personale e quella del suo partito.

Le missioni che la lega ha votato

Basta guardare i precedenti per rendersi conto che la posizione di oggi è ben più opportunistica che costituzionale.

  • IRAQ: L’Italia è presente nell’ambito della missione “Prima Parthica”, ancora oggi attiva. L’intervento fu deciso nel 2003 dal governo Berlusconi, con la Lega al governo, e Salvini all’epoca deputato e sostenitore della maggioranza. Il contingente italiano opera ancora nell’area di Erbil come parte della missione Inherent Resolve, iniziata nel 2014: Salvini era già segretario della Lega, e ha continuato a votare i rinnovi della missione.
  • AFGHANISTAN: Anche qui, fu il governo Berlusconi (con la Lega) a decidere l’invio delle truppe nel 2002. L’Italia partecipò attivamente alla missione NATO ISAF e poi a Resolute Support. Migliaia di soldati italiani hanno operato in un Paese in guerra, spesso in aree ad altissimo rischio. Anche in questo caso, la Lega ha sempre votato a favore.

L’Italia è inoltre impegnata in missioni di pace e addestramento, come la missione KFOR in Kosovo e le missioni di addestramento in Somalia, Gibuti e Mozambico, nell’area dello Stretto di Hormu, Sahel e Golfo di Guinea, nella Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL)

Il contesto attuale è chiaro: si parla dell’ipotesi di una missione internazionale futura in Ucraina, una volta cessate le ostilità. Salvini si affretta a precisare che non manderà “nemmeno un uomo”, cercando di intercettare il sentimento anti-interventista di una parte dell’elettorato. Ma al momento nessuno ha proposto l’invio di truppe in combattimento, mentre si discute di possibili missioni NATO o UE post-conflitto.

Allora a cosa serve questa uscita? Come sempre a fare propaganda. A fingere un “no alla guerra” che nella pratica la Lega non ha mai davvero sostenuto, se non quando tornava utile a fini politici.

  Parlare oggi di pace e neutralità, dopo anni di approvazioni a missioni militari in zone di guerra, è poco più che una foglia di fico per nascondere le contraddizioni di una linea politica che cambia a seconda del vento elettorale.

Di

- Pioniere delle radio libere e dell'informazione libera ed indipendente oggi presidente di rete 100 passi, è l'amico di Peppino Impastato che ha fatto proseguire il cammino di Radio Aut con la nuova Radio 100 passi.

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