Risorge la biblioteca nazionale di Sarajevo
Distrutta dai serbi nel 1992, la Vijećnica è stata ricostruita riportandola all’antico splendore
Riapre, 22 anni dopo la distruzione, la monumentale biblioteca nazionale di Sarajevo. Bersagliata dall’artiglieria serba durante la guerra che ha insanguinato la ex-Yugoslavia tra il 1992 e il 1995, la biblioteca andò a fuoco tra il 25 e il 26 agosto 1992. Dei circa 2 milioni di volumi se ne salveranno solo 200mila circa.
La biblioteca, chiamata “Vijećnica”, fu costruita a fine 800 per volere dell’imperatore Francesco Giuseppe, il particolare stile ricorda l’unità e la sintesi culturale rappresentata dal popolo bosniaco. Punto di equilibrio e convivenza tra cristiani e musulmani, tra occidente e oriente, la Vijesnica coniugava lo stile orientaleggiante che alludeva al passato ottomano con elementi mitteleuropei del presente (nel 1895) austroungarico. Nata come sede del Municipio di Sarajevo, l’imponente edificio fu già una volta testimone della storia, l’arciduca Francesco Ferdinando e la consorte erano da poco usciti dalla Vijećnica quando furono uccisi nell’attentato che innescherà l’incendio della prima guerra mondiale.
Adibita a biblioteca nazionale bosniaca nel dopoguerra arrivò a conservare fino a quasi due milioni di volumi, tra cui alcuni antichissimi, prima del rogo che nell’agosto’92 la distruggesse. Durante l’assedio di Sarajevo, le truppe serbe misero in atto un vero e proprio urbicidio, ovvero la distruzione non solo di una città (e dei sui abitanti) ma anche l’annientamento dei luoghi simbolici, di cultura e memoria della città assediata al fine di distruggerne l’essenza. La biblioteca non poteva che essere uno dei principali obiettivi.
Paradossalmente, o forse no, l’incendio della Vijećnica fece dimenticare, per qualche giorni, l’odio della guerra. Serbi, bosniaci, croati, musulmani e cristiani di tutta Sarajevo si unirono nell’impossibile sforzo di domare le fiamme e salvare più libri possibili, sotto il martellamento dell’artiglieria e dei cecchini serbi che continuavano a colpire. Solo un decimo dei libri si sarebbe salvato ma tra questi ve n’era uno di incredibile valore storico: l’Haggadah di Sarajevo, il più antico documento ebraico d’Europa. Il prezioso volume, dopo essersi salvato dai nazisti, resistette anche alla furia nazionalista serba ed oggi è conservato, in una stanza blindata, all’interno della rinata Vijećnica.
Già pochi giorni dopo la sua distruzione, numerose associazioni, enti e intellettuali lanciarono appelli e raccolsero fondi per ricostruire l’edificio. Il processo però poté partire solo dopo la guerra, nel 1996, e grazie a fondi per lo più turchi e comunitari, la Biblioteca Nazionale ed Universitaria di Bosnia ed Erzegovina, questo il suo nome completo, è potuta risorgere oggi, a quasi 22 anni dal rogo che la ridusse in macerie. Una speranza che questo sia il simbolo di una rinascita della Bosnia che, pur essendo ormai pacificata, è bloccata nello sviluppo dal particolare assetto istituzionale, necessario per garantirne la pace nel 1995 ma forse oggi inadatto alle esigenze e le speranze della nuova generazione di bosniaci.