Ricordando Peppino Impastato
Che cosa ha rappresentato per l’Italia Peppino Impastato? Lo abbiamo chiesto a Pietro Grasso, Presidente del Senato, Toni Capuozzo, giornalista, Gianluca Perilli vicepresidente I commissione sicurezza e lotta alla criminalità ed a rappresentanti del mondo della cultura e dell’informazione.
di: Desirè Sara Serventi
Coraggioso, ribelle verso ogni forma di illegalità, tutore dei più deboli, e soprattutto un siciliano che voleva essere libero, svincolato da ogni forma di sottomissione, ecco chi era Peppino Impastato, un giornalista, un poeta, un attivista, che ha fatto dei propri ideali la sua ragione di vita. Peppino per quel periodo storico rappresentava un rivoluzionario, che non temeva niente e nessuno, e questo è stato ben evidente nella sua lotta contro la mafia, una guerra aperta verso Cosa Nostra dichiarata senza alcun timore, attraverso la pubblica denuncia dei numerosi traffici illeciti e dei collegamenti con la politica. Peppino Impastato era un giovane di Cinisi, proveniente da una famiglia di mafiosi, ma nonostante ciò ha combattuto contro tutto e contro tutti, contro quel mondo di tradizioni omertose nel quale era cresciuto. Peppino ha sempre portato avanti la sua battaglia con onore, senza mai abbassare lo sguardo, o cedere a compromessi. Ciò che di questa vicenda fa sicuramente scalpore è il fatto che la famiglia Impastato fosse una famiglia di origini mafiose, figlio e nipote di mafiosi. Peppino Impastato rappresentava dunque una minaccia per la sua stessa famiglia, dalla quale era visto come un traditore. Peppino era uno a cui il coraggio certamente non mancava, e lo dimostrò quando creò Radio Aut, dove tutta l’informazione girava proprio attorno alle azioni della mafia e in particolar modo alle vicende del boss Tano Badalamenti. Tutto però era raccontato in chiave satirica, espediente che gli consentiva di far ridere la gente, ma allo stesso tempo di denunciare senza esitazioni. Radio aut era difatti una trasmissione seguitissima, anche se, per timore delle conseguenze, nessuno andava a sbandierare il fatto di ascoltare una trasmissione radio, nella quale il boss Badalamenti veniva ridicolizzato, senza alcun genere di ossequioso rispetto. Invece Peppino aveva ben chiaro il concetto di rispetto, quello autentico, rispetto verso se stesso, rispetto verso gli altri e verso i più deboli, ai quali venivano espropriati i loro beni, le loro terre e le loro case, solo perché le attività della mafia potessero prosperare e fruttare. Peppino è stato un pioniere della ribellione, per molti giovani ha rappresentato quello che forse in tanti avrebbero voluto fare. Tuttavia per fare certe cose ci vuole coraggio, un coraggio di tipo eroico, quasi mitologico, una dote che purtroppo non hanno tutti, ma che a distanza di anni, si può dire a gran voce Peppino avesse. Peppino Impastato non riuscì a portare a termine la sua lotta alla mafia, in quanto venne ucciso barbaramente, e a commissionare l’omicidio fu proprio Tano Badalamenti. Peppino venne ucciso a sassate, e successivamente il suo corpo venne fatto saltare in aria con della dinamite nei binari ferroviari. L’intento era quello di macchiare la memoria di Peppino, facendolo apparire come un terrorista, rimasto vittima del suo stesso attentato. Un’accusa che è sempre apparsa inverosimile e incoerente, sia alla sua famiglia che ai suoi amici, i quali lottarono affinché la verità emergesse. La verità si fece attendere, anche se di fatto nessuno aveva alcun minimo dubbio su chi fosse il mandante dell’omicidio. Tano Badalamenti venne accusato da un pentito e condannato all’ergastolo. Peppino ha rappresentato una Sicilia pulita, che voleva liberarsi della polvere dell’ingiustizia e dell’illegalità. A rispondere alla domanda che ho posto in occasione dell’anniversario della sua morte su ciò che ha rappresentato Peppino Impastato per l’Italia, il Presidente del Senato della Repubblica Pietro Grasso, il giornalista Toni Capuozzo, il consigliere regione Lazio e vicepresidente I commissione sicurezza, lotta alla criminalità Gianluca Perilli del M5s, il regista Massimo Coglitore, la fotografa nel mondo dello spettacolo, di eventi televisivi e cinema Sabina Filice, il regista Marco Limberti, il cantautore Lorenzo Vizzini, il regista Andrea Muzzi, l’editore presso C magazine Agostino D’Avino, l’attore Gianni Rosato, il blogger Iacopo Melio promotore della campagna di sensibilizzazione #vorreiprendereiltreno, e la cantante Sara Galimberti.
Che cosa ha rappresentato per l’Italia Peppino Impastato?
Pietro Grasso, Presidente del Senato: Peppino Impastato ha rappresentato e rappresenta tutti quelli che non si voltano dall’altra parte, che non cedono all’indifferenza, che si battono per un ideale. Sfidò la mafia a viso aperto, raccontandone i soprusi e mettendone in ridicolo i presunti “valori”. Lo fece senza risparmiarsi, sapendo benissimo che avrebbe potuto pagare con la vita il suo impegno per la legalità e l’amore per la sua terra. A distanza di molti anni il suo esempio è ancora in grado di infondere nei nostri cuori la speranza di poter cambiare le cose ed è per questo che, nell’anniversario della sua uccisione, lo ricordiamo con affetto e gratitudine.
Toni Capuozzo, giornalista: Non so cosa abbia rappresentato Peppino Impastato per l’Italia, almeno prima dei Cento passi. Per me ha rappresentato la possibilità, pagata a caro prezzo, di essere liberi anche in un piccolo paese, a pochi passi dal boss. E ogni volta che ho sentito parlare di radio libere, o risentito la canzone di Finardi, ho pensato a lui.
Gianluca Perilli, vicepresidente I commissione sicurezza e lotta alla criminalità: Ha rappresentato la forza dirompente dell’esempio. Nulla è destinato a sopravvivere nell’eternità più di una vita consegnata al perseguimento concreto dei massimi valori di giustizia e legalità. Nessuna parola scritta, nessuna regola può ottenere quel che Peppino Impastato è riuscito a riaffermare con la concretezza delle sue azioni. La cultura della legalità, la sua diffusione mediante un linguaggio efficace e originale. Poi ha rappresentato il valore di una opposizione ad un destino personale e collettivo già scritto. Il coraggio di percorrere in direzione “ostinata e contraria” la propria esistenza abbandonando le proprie radici, recidendo taluni legami, perdendo per sempre taluni affetti. Non si tratta tuttavia di una rinuncia o di una perdita ma di una scelta consapevole e coraggiosa, intrisa di uno smisurato senso di libertà.
Marco Limberti, regista: Quello che Peppino Impastato ha rappresentato per l’Italia è simbolizzato dalla frase che il suo personaggio, interpretato da Luigi Lo Cascio, dice ne I cento passi di Marco Tullio Giordana: “Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!” Credo che questa frase dovremmo ripeterla ogni giorno, ogni mattina davanti allo specchio, come se fosse un mantra. È il rischio più grosso che corriamo oggi, tutti, di abituarci.
Agostino D’Avino, editore: Peppino ha rappresentato, la dignità assoluta del popolo italiano.
Andrea Muzzi, regista: Per me Peppino rappresenta un’Italia in cui vorrei vivere. L’Italia che ha dei valori, che si indegna, che non piega il capo. L’Italia coraggiosa che con orgoglio rivendica la propria onestà. Insomma Peppino rappresenta un’Italia dove mi piacerebbe far crescere i miei figli.
Massimo Coglitore, regista: Quando Peppino Impastato venne ucciso dalla mafia avevo solo 8 anni, ma il suo valore e il suo esempio riecheggiano ancora attorno a me. Un ragazzo straordinario, un esempio per tutte le generazioni, un coraggioso eroe solitario che si oppose alle organizzazioni malavitose. Un vero siciliano che voleva una Sicilia pulita, una terra di cultura, arte e amore e non terra di mafia. Impastato oggi è motivo di essere orgogliosi di essere italiani.
Lorenzo Vizzini, cantautore: Per me, che in Sicilia sono nato, Peppino Impastato è l’emblema del pensiero che vince sull’ignoranza, la forza della verità che scoperchia le menzogne del potere, uno dei volti più coraggiosi che ha restituito dignità alle brutture di questa terra, troppo spesso martoriata dai suoi stessi figli. Sono stato a Cinisi proprio l’anno scorso, a visitare la sua casa: le pareti sprigionavano dolore sì, ma soprattutto vita, progresso, futuro e questa è la risposta migliore che il tempo abbia potuto restituire a Peppino.
Gianni Rosato, attore: Penso che se Peppino fosse vissuto con Internet, avrebbe compiuto imprese straordinarie. Non si sarebbe certo chiuso in casa davanti al computer, ma avrebbe continuato a incontrare le persone e a condurre le sue inchieste in mezzo alla gente. Adorava stare con gli altri. Forse avrebbe aperto un sito, ma avrebbe certamente sfruttato tutte le potenzialità della rete mantenendo il suo stile di giornalista puro, schietto, sincero e diretto. L’icona di Impastato non può dunque in alcun modo, essere mercificata. Questa è un’importante vittoria che va in questa direzione, ma c’è ancora molto da fare per tenere viva la memoria di coloro che sono morti combattendo la mafia. Ci sono binari da cui non si può deragliare. Eppure capita, si deraglia. Ecco cosa significavano, metaforicamente parlando, i resti del suo corpo vicino alla strada ferrata: un deragliamento. Il deragliamento di Impastato risultava intollerabile pur essendo una pura e semplice rivolta generazionale, almeno all’apparenza. Ma non in Sicilia, non a Cinisi, non in quegli anni. Rappresentava, rappresenta l’eccezione che non conferma la regola. La prova provata della falsità di uno dei proverbi più tossici della tradizione siciliana: “Chi nasce tondo non può morire quadrato”. La storia di Peppino Impastato, per chi se la sente sta a smentire proprio la favola dell’irredimibilità che rende i siciliani prigionieri del loro destino apparente: chi nasce tondo può benissimo morire quadrato.
Sabina Filice, fotografa: Ci vuole una forte dose d’incoscienza e di forza morale per affrontare un simile destino, perché non è solo sfidare la morte, ma anche la tua famiglia e i tuoi cari. Insomma mettersi contro tutti. Quello che Peppino ha rappresentato è la parte della società civile che ogni giorno lotta e si spende per garantire a tutti pari dignità e rappresentanza, come Libera per esempio. Sarebbe bello che tale spirito fosse espresso anche nella nostra classe dirigente.
Iacopo Melio, blogger: Impastato è uno dei miei maggiori, se non il più grande, punto di riferimento. In quanto aspirante giornalista, mi auguro di potermi avvicinare anche solo un poco alla sua onestà intellettuale, non solo denunciando ciò che c’è di sbagliato e che troppo spesso non viene evidenziato perché sarebbe scomodo, ma anche dando voce a chi per troppo tempo non ne ha avuta. Credo che sia stato una figura importante per la sua ostinata ribellione verso un sistema ingiusto è colluso. Ci ha insegnato che le idee sono libere e che nessuno potrà mai realmente ingabbiarle. Ci ha lasciato il coraggio di portare fermamente avanti quello in cui crediamo, se lo riteniamo giusto, perché per un giusto ideale può valer la pena anche morire.
Sara Galimberti, cantante: Peppino Impastato è stato un uomo che è vissuto e morto per la libertà. Si rimane sbalorditi dinnanzi al suo immenso coraggio nel raccontare, combattere e testimoniare una realtà così scomoda e drammatica. Ricordarlo e non dimenticarlo significa in qualche modo ricordare a noi stessi l’importanza di valori quali il coraggio e la libertà e far sì che la sua stessa vita ed il suo impegno non risultino vani. C’è una frase di Peppino Impastato che mi ha particolarmente colpito ed è questa: “Bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutare a riconoscerla e difenderla. Credo che in questa frase sia racchiusa la vera essenza della “missione” di Peppino Impastato e che sia inoltre un bellissimo messaggio. Saper riconoscere la vera bellezza, aiutare gli altri a riconoscerla laddove si è perso il senso della realtà e custodirla, difenderla come un vero patrimonio, credo sia un atto di vera umanità, di civiltà ed un messaggio davvero rivoluzionario e senza tempo.
Tante altre cose si potrebbero aggiungere riguardo Peppino Impastato, un uomo che si è battuto con coraggio e senza paura contro tutto e tutti per portare avanti la legalità e la libertà.