Referendum Veneto, risultati smentiti dai certificatori di traffico
I certificatori di traffico smentiscono i risultati del referendum indipendentista del Veneto. 135.000 elettori certificati sui 2 milioni dichiarati dagli organizzatori. Busati “Stime approssimative e non scientifiche”
La terza Repubblica della Serenessima aspetterà ancora. Il sondaggio per l’indipendenza del Veneto, che secondo i suoi organizzatori aveva registrato un boom di votanti raggiungendo i 2 milioni di sì, “Noi oggi, nel nome di San Marco, venerdì 21 marzo 2014 decretiamo decaduta la sovranità italiana”, è inattendibile sul traffico dei dati, come riportato dai siti Alexa pro, Trafficestimate e Calcustat, certificatori di traffico che monitorano gratuitamente l’afflusso di visite nei siti internet.
Nel mese di marzo il sito www.plebiscito.eu, piattaforma in cui si è svolto il referendum, nonché dominio di Gianluca Busato, organizzatore del referendum-sondaggio e testa dei neo-secessionisti, ha registrato 135.000 contatti, con una media di 20.000 visite al giorno, visite non solo italiane. Il 10,5% delle visite viene dal Cile, il 3,4 dalla Germania, il 2,1% dalla Spagna, lo 0,7 dalla Serbia. I risultati riportati non hanno pretesa di scientificità come contesta lo stesso Busato «Questi siti basano le loro stime su dati ricavati dal traffico rilevato da toolbar installate da utenti nei propri browser e/o da algoritmi di stima da traffico da referral di siti campione. Alexa, ad esempio, si stima abbia 15-20 milioni di toolbar installate al mondo, di cui la maggior parte in disuso. Tali stime sono assolutamente non scientifiche e non possono neanche essere considerate approssimative, a maggior ragione per siti dedicati ad eventi di brevissima durata, inferiori al periodo minimo di monitoraggio di 3 mesi, altissimo traffico e su popolazione locale».
Tuttavia ci si domanda come un sito che abbia raccolto 2 milioni di consensi abbia certificato meno del 10% delle visite nello stesso arco di tempo, e quale sia l’attendibilità di un voto in cui è possibile che le preferenze scelte abbiano più provenienze geografiche e contestuali. Questo alla luce dell’ascesa del fenomeno dei Bot, programmi che sostituiscono gli internauti nelle azioni di comunicazione sociale, quali chattare, esprimere preferenze e cercare file. Busato ha già rilasciato diverse interviste in cui ha dichiarato che si farà promotore di una campagna contro la disinformazione, senza però dare un riscontro diretto sui dati né programmarne una pubblicazione che spegnerebbe le polemiche. L’incostituzionalità del referendum e l’inattendibilità del metodo purtroppo non cancellano il ritratto di un’Italia spaccata, che prima era caput mundi, adesso è solo capite censi.