“Reclutiamo fumatori di marijuana” e l’ospedale viene preso d’assalto
Un’equipe di medici francesi studierà gli effetti che la cannabis ha sul cervello, centinaia le persone che hanno risposto all’annuncio
«Reclutiamo fumatori di marijuana» è il singolare annuncio che arriva dall’ospedale di Nancy che recluterà fumatori di cannabis per studiare gli effetti sul cervello. Non sono mancati volontari. Oltre trecento persone hanno risposto all’annuncio. D’altronde in Francia, il 30,6% della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni dichiara di aver consumato una canna almeno una volta nella vita. «Il centralino sembra esplodere», racconta il dottor Vincent Laprévote, il medico psichiatra che guida lo studio nazionale Causa Map (Cannabis Use and Magnocellular Processing).
Le equipe di ricerca dell’ospedale universitario di Nancy partono dall’ipotesi che il forte consumo di cannabis possa modificare il sistema di comunicazione tra neuroni. «Sappiamo che il consumo frequente di cannabis causa disturbi cognitivi, riduzione del quoziente intellettivo, alterazione della memoria e dell’attenzione – spiega Laprévote – ma questi studi non dicono come funziona. Non raccontano ciò che succede nel nostro cervello». E i medici di Nancy cercheranno di capirlo.
Tra i profili più ricercati chi fa uso di cannabis almeno sette volte a settimana da più di un anno, ma anche fumatori regolari di tabacco e non fumatori. «Stranamente siamo ancora alla ricerca di fumatori di sigarette, ma per la cannabis, siamo al completo, sold out», racconta sorpreso Laprèvote, secondo cui a spingere i volontari all’ospedale sono stati due fattori: la curiosità e l’inquietudine. Chi verrà assunto però dovrà smettere di fumare la cannabis, divieto assoluto. E lo studio durerà un anno, gli aspiranti collaboratori sono avvertiti. L’ospedale naturalmente ha assicurato massima riservatezza alle persone che verrano coinvolte perché il paradosso di questo annuncio è che servono dei volontari «fuorilegge». E al termine del progetto l’equipe proporrà loro un aiuto per uscire dalla dipendenza, conclude il dottore che guida la ricerca.