Pubblicato: Dom, 2 Ago , 2015

Raid turchi contro basi del pkk curdo e dell’Isis.

L’ambiguità della politica internazionale della Turchia.

amarica-turchiaContinua l’offensiva dell’esercito turco contro le basi dell’Isis in territorio siriano, ma anche contro le sedi del pkk, gli oppositori curdi.

Ankara è in attesa, per intensificare l’azione contro il terrorismo islamico, dell’arrivo di unità dell’aeronautica militare statunitense nella base di Incirlik, nei pressi del confine con la Siria.

Intanto Damasco critica duramente il comportamento ambiguo della Turchia davanti alle Nazioni Unite. Il ministro degli Esteri siriano Walid al-Moallem ha inviato una missiva al Segretario generale dell’Onu e al presidente del Consiglio di Sicurezza, mediante la quale dichiara che “il governo della Repubblica Araba Siriana respinge i tentativi del governo turco di dipingere sé stesso come una vittima quando tutti conoscono tutto quello che ha fatto questo governo in passato nel fornire ogni tipo di supporto ai terroristi”

In effetti, insieme ai raid contro l’Isis, la Turchia sta attaccando, con altrettanta o maggiore fermezza le postazioni curde in Siria ed Iraq. Ed i curdi a lungo sono stati gli unici a contrastare su quel territorio i terroristi islamici. Potrebbe in verità essere questo del popolo curdo un obiettivo perlomeno non minore di Ankara, magari celandolo appunto col ravvedimento contro il terrorismo del Califfato. Ancora il ministro siriano ventila l’ipotesi che la Turchia non abbia mai cessato di favorire i terroristi “provenienti da più di 100 Paesi che hanno attraversato il confine turco per arruolarsi nell’Isis e nei gruppi affiliati ad Al Qaeda”

Rincara la dose il ministro siriano sottolineando che il governo turco è “completamente consapevole” del “contrabbando di petrolio, grano, cotone e reperti archeologici provenienti dalla Siria, che l’Isis porta avanti in cambio di denaro, armi, munizioni e supporto logistico”. E prosegue ricordando, a suo dire, “le centinaia di industrie siriane che sono state smantellate e trasferite in Turchia”

Secondo il quotidiano turco “Hurriyet” l’accordo siglato il 22 luglio scorso tra Obama ed Erdogan, e che porterà ai raid aerei congiunti turco-americani, prevederebbe non solo di colpire le basi del Califfato, ma anche di realizzare una zona cuscinetto al confine tra Siria e Turchia per bloccare l’ingresso di ulteriori aspiranti terroristi in Siria e al contrario, ed in egual misura, il passaggio dei rifugiati siriani. Invece Damasco proporrebbe uno sforzo unitario per un contrasto al terrorismo basato “su una collaborazione costruttiva e rispettosa della sovranità degli Stati”

 

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