Quando il DNA trasmette il talento musicale
Di padre in figlio, il concerto di domenica 16 nella cornice di Palazzo delle Aquile a Palermo del duo chitarristico composto da Vincenzo e Matteo Mancuso ha ammaliato il pubblico presente.
Gli studi scientifici non hanno mai provato che esista l’ereditarietà del talento musicale tramite il DNA, ma chi come noi ha assistito al concerto di domenica di Vincenzo Mancuso e del figlio Matteo avrà la certezza che la trasmissione sia certamente avvenuta.
Vincenzo Mancuso, il padre, si è formato a New York con il grande Chuck Waine. Nella sua carriera ha avuto collaborazioni artistiche con Rino Gaetano, Nada, Luca Barbarossa oltre a quella più lunga con De Gregori come chitarrista e produttore.
Vincenzo è sempre stato persona semplice che ha preferito l’essere con la sua musica, all’apparire. Per questo, nonostante il grande talento ed un curriculum invidiabile non è molto conosciuto al grande pubblico, ma seguitissimo dagli appassionati e stimato dagli addetti ai lavoro ieri presenti in molti al concerto.
La sua modestia e professionalità si è manifestata anche nell’esibizione di ieri che lo ha visto gregario del figlio Matteo che graziosamente chiamava “maestro”.
Tra un brano e l’altro Vincenzo ha anche orgogliosamente evidenziato che lui ormai viene riconosciuto come: “il padre di Matteo”, ma alla domanda sulle prospettive future che ho fatto a Matteo a fine concerto, Vincenzo intromettendosi ha risposto in sua vece: “deve ancora studiare, poi si vedrà”.
Matteo Mancuso, oggi ventenne ha iniziato giovanissimo a suonare la chitarra, su Youtube abbiamo trovato un video dove bambino tredicenne sul palco del festival jazz di Castelbuono
teneva il palco senza timidezze, ma soprattutto sfoggiando già da piccolo una tecnica inusuale da giovane talento.
Il repertorio proposto nel concerto, inframezzato da stimoli all’improvvisazione di Vincenzo, è andato dai Beatles a canzoni degli anni 70/80, dal blues al rifacimento degli storici brani di Django Reinhardt.
Vincenzo, che ha accompagnato il figlio senza mai primeggiare ma con ritmiche di gran gusto, ha trasformato il concerto della mattina in una festa tra amici coinvolgendo sul palco Dario Sulis con il suo cajón ma anche gli ignari Pino Greco e Marcello Mandreucci.
Abbiamo visto il giovane Matteo volare sul manico della sua Gibson stupendo gli ascoltatori con una tecnica fuori dal comune, ma soprattutto, ammaliando i presenti con il senso ritmico ed il feeling che con il live di ieri ci ha trasmesso.
Il resto con lo scritto di un articolo non è descrivibile.