Premio Borsellino, sezione Giustizia e Legalità, conferito al sindaco di Palermo Lagalla
La Sicilia senza memoria
L’Accademia di Studi mediterranei che ha sede ad Agrigento, ha ossequiato il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, in occasione della consegna del Premio internazionale “Empedocle” per le Scienze umane in memoria di Paolo Borsellino. La ventottesima edizione si è svolta il 26 novembre scorso, conferendo proprio al primo cittadino il premio per la sezione “Paolo Borsellino, Giustizia e legalità”.
Sarà sicuramente un caso il fatto che Lagalla è stato socio onorario della stessa Accademia agrigentina. Non è affatto casuale, invece, che l’ex magnifico rettore da qualche mese sieda sulla poltrona più alta di Palazzo delle Aquile grazie all’endorsement del senatore Dell’Utri – condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa – e dell’ex governatore Totò Cuffaro, già condannato per favoreggiamento alla mafia. Elezioni significative in cui la consorteria, o chi per essa, si è espressa. Già alla vigilia delle ultime amministrative ci sono stati due arresti con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso, uno collegato alla lista di Forza Italia a sostegno dell’ex rettore e l’altro a Fratelli d’Italia. Dalle risultanze investigative sembra emergere anche l’ombra dell’Ast, la municipalizzata della Regione, che sarebbe stata “a disposizione” per assunzioni di favore. Tuttavia, il sindaco Lagalla non ha mai preso le distanze dissociandosi dall’appoggio, di figure dichiaratamente in odor di mafia o addirittura condannate per mafia, che gli hanno manifestato durante la recente compagna elettorale. Un sostegno che si è declinato anche per il neo eletto presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani (ugualmente caldeggiato da Dell’Utri e Cuffaro e coinvolto nel processo Montante) da cui nemmeno lui si sarebbe mai dissociato. Dalle risultanze investigative sembra emergere anche la moglie del primo cittadino sia la nipote di Antonio Ferro, elemento di spicco nella mafia siciliana, patriarca di un clan di Canicattì legato da una parte ai Corleonesi di Bernardo Provenzano e dall’altra ai catanesi di Benedetto Santapaola. Si specifica, però, che Lagalla dichiara di non avere mai avuto rapporti con la famiglia Ferro.
Elementi di criticità non sono sfuggiti comunque al collettivo di artisti Off Line, che con manifesti icastici come “Forza Mafia”, “Democrazia Collusa”, “Make mafia great again”, ” ricordati chi è Stato” hanno tentato di risvegliare dal torpore le vie del centro storico. In mezzo le rivelazioni pubblicate dalla stampa, sulle chat di whatsapp che raccontavano un fitto sistema di raccomandazioni. Un’indagine sulla massoneria della Procura di Trapani ha portato al sequestro del telefono di Lagalla, per il quale non è stata poi formulata alcuna accusa, ma dalla quale è emerso un contesto di richieste che sembrano sancire un sistema di favori reciproci con politici e potentati.
Al netto di tutto, il primo cittadino è una figura obliqua, contestata. Tanto che non partecipa alla commemorazione del trentennale delle stragi proprio di Falcone e Borsellino, a detta sua, al fine di evitare tensioni e ulteriori polemiche. A luglio vede un corteo di migliaia di persone sfilare contro di lui, “No ai delfini di Dell’Utri e Cuffaro”, gridano. La manifestazione è convocata dai collettivi studenteschi Our Voice e Attivamente, aderiscono fra gli altri le associazioni universitarie Contrariamente, Rum (Rete universitaria mediterranea), Udu, la Cgil, il Sunia, l’Anpi, Casa Memoria Peppino Impastato, l’associazione dei giovani palestinesi, la rete antimafia bs, le Agende Rosse di Salvatore Borsellino, oltre a centinaia di ragazzi e cittadini. “No alla normalizzazione. All’assuefazione alla mafia non ci vogliamo rassegnare”. Resta l’ambiguità nel rapporto mafia politica che hanno scandito tutta la campagna elettorale palermitana, non si perdonano gli aspiranti consiglieri arrestati per aver chiesto aiuto e voti ai boss a ridosso dell’appuntamento con le urne, il pubblico endorsement ricevuto da politici condannati per reati di mafia, gli assessorati promessi o concessi alla sua Nuova-Dc.
Così, è estremamente evidente come ritornino a calcare lo scenario politico regionale e nazionale quei Cuffaro e Dell’Utri, di cui l’Italia non si è mai realmente liberata. «Se l’abbiamo fatto in Sicilia, lo possiamo fare anche nel resto d’Italia ed io sto lavorando in questo senso. La DC deve riproporsi nell’impegno e nella lotta della vita politica nazionale», scrive Cuffaro a dicembre 2022, sui suoi profili pubblici.
Ebbene, l’Accademia agrigentina ha ritenuto di dover premiare proprio Lagalla. Certo che nel trentennale delle stragi di Capaci e via d’Amelio ci si aspettava di meglio. Forse i Siciliani e gli Italiani meriterebbero di più. A ben vedere, il parterre sarebbe stato ampio: dal dott. Antoci, che ha dato un apporto importante con il suo protocollo della legalità e il successivo processo alla mafia dei Nebrodi, al dott. Gratteri, che rappresenta l’integerrima onestà di un procuratore capo appassionato e preparato. Vi sono anche molte realtà impegnate, come Addio Pizzo o Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato. “Adotta un giusto”, scrive l’Accademia agrigentina, tuttavia ci domandiamo che tipo di messaggio ricevano oggi i nostri giovani alla luce di questi episodi. Ragazzi che dovrebbero imparare ad apprezzare lo studio, la cultura, l’onestà, e si trovano tra i nomi dell’olimpo profili non proprio limpidi. Il rischio è di diventare portavoce di una grande distorsione, o peggio di aver svuotato di valore un premio dedicato ad un uomo immenso.