Petrosino, uno dei primi eroi antimafia
Centocinque anni fa veniva ucciso a Palermo Joe Petrosino. Il poliziotto americano fu uno dei primi a capire la complessità della nascente mafia e per questo venne ucciso
Il 12 marzo 1909 veniva ucciso a Palermo Joe Petrosino uno dei primi, e più famosi, protagonisti alla lotta alla mafia.
Joe Petrosino, in cui vero nome era Giuseppe, nacque a Padula, in provincia di Salerno, il 30 agosto 1860. Emigrato a 13 anni con la famiglia a New York, lì completò gli studi nonostante lavorasse come strillone e lustrascarpe a Little Italy. Ottenuta, nel 1877, la cittadinanza americana, si fece assumere dal Comune di New York. Dapprima come netturbino ma poi, dopo aver fatto l’informatore, riuscì ad entrare, nel 1883, nel dipartimento di polizia, il famoso NYPD.
Ai tempi uno dei più gravi problemi a New York era la criminalità organizzata, specie quella di origine italiana, la cosiddetta “Mano Nera”, vera precorritrice di Cosa Nostra. La Mano Nera era per lo più dedita all’estorsione e al racket sfruttando l’impunità assicuratole sia dal terrore che incuteva negli emigrati sia dal fatto che la polizia, composta per lo più da irlandesi, non riusciva né a capire né tanto mano ad infiltrarsi nelle fila dell’organizzazione.
Petrosino, già da semplice poliziotto, riuscì più volte ad infiltrarsi all’interno della criminalità organizzata italiana conducendo una serie di importanti arresti. Questi successi e la stima dell’allora assessore alla Polizia, il futuro presidente Theodore Roosevelt, lo portarono al grado di Tenente. Liberato dalle incombenze del lavoro di strada, si dedicò al coordinamento e alla conduzione di una più ampia strategia antimafia indicando, alle autorità competenti, come la vera arma contro la mafia non fosse solo quella della repressione quanto lo sviluppo, sottraendo alla nascente mafia newyorkese il bacino di consensi dato dal quadro di generale miseria e ignoranza della comunità italiana di New York. Costituì l’Italian Squad, un nucleo speciale composto da poliziotti italo-americani, profondi conoscitori della realtà italiana di New York e quindi in grado di infliggere durissimi colpi alla mafia, portando a numerosi arresti in pochi anni.
Arrivato a Palermo per condurre un’importante operazione contro la Mano Nera, fu ucciso, alle 20.45 del 12 marzo 1909, con quattro colpi di pistola nella centrale Piazza Marina. Il console americano, comunicando la morte di Petrosino al suo governo lo definì “martire” e la sua importanza era tale che circa 250mila persone parteciparono ai suoi funerali a New York, un numero fino ad allora mai visto.
Le indagini non riuscirono ad individuare con esattezza gli assassini ma numerosi sospetti ricaddero sulla cosca di Giuseppe Morello e sul boss Vito Cascio Ferro, erano questi, infatti, i mafiosi sulle cui tracce il poliziotto italo-americano stava lavorando.