Pentito Di Matteo agli assassini del figlio: «Dovete pagare fino all’ultimo giorno»
Lo sfogo del collaboratore di giustizia al processo sulla trattativa Stato-mafia. «Anche noi capivamo che la strage di Capaci era sbagliata»
«Bagarella, che cosa hai fatto? Questo bambino, mio figlio, lo devi pagare fino all’ultimo giorno. Hai capito?». È il drammatico sfogo di Santino Di Matteo che, ascoltato in videoconferenza nell’udienza odierna del processo sulla trattativa Stato-mafia, si è rivolto direttamente al boss Leoluca Bagarella, uno degli imputati del processo. Ripreso dal presidente della Corte d’Assise Alfredo Montalto, che gli ha ricordato che non è permesso rivolgersi direttamente agli imputati, il collaboratore di giustizia ha risposto: «Mi deve scusare. Ma ho davanti a me le persone che hanno ucciso mio figlio», riferendosi anche a Giovanni Brusca, già condannato come mandante dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo: il bambino sequestrato da Cosa nostra il 23 novembre 1993 per convincere il pentito a ritrattare le accuse ai boss, e poi strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996. «Hanno dato da mangiare e da bere a mio figlio e poi lo hanno ammazzato».
«Bagarella – ha proseguito Di Matteo – ci giocava pure con mio figlio e poi l’ha ammazzato. Se il tronco è malato, perché tagliare i rami? Ma poi aveva due collaboratori in casa sua, perché non se la prendeva con loro? Che cosa hai fatto? Lo pagherai fino all’ultimo centesimo, fino all’ultimo giorno. Si sono fatti male i conti. Perché non veniva a cercare a me? Invece si è preso un povero innocente».
Rispondendo alle domande dei pm Francesco Del Bene e Vittorio Teresi, il teste ha ricordato che, durante i preparativi della strage di Capaci in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone, aveva più volte espresso dei dubbi. «Anche noi – ha detto – capivamo che era tutto sbagliato, che era un fatto esagerato e che non c’era bisogno di fare morire tante persone. Erano tutti impiegati dello Stato che sono saltati in aria, ma per quale scopo? Riina, se ce l’avevi con Falcone, perché uccidere tutte quelle persone? Alla fine non si è concluso niente, alla fine ci ha rovinato a tutti. Fare tutto questo chiasso. Non sono atti mafiosi, sono atti terroristici. La mafia non si sarebbe mai permessa di fare un atto così. Sono morti pure bambini e donne incinte, parlo pure di mio figlio».
Durante la sua deposizione, Santino Di Matteo ha parlato anche di alcuni omicidi eccellenti, come quelli di Ignazio Salvo e di Salvo Lima. «Sono stati uccisi perché non hanno rispettato i patti. Non si erano interessati del maxiprocesso, come invece avevano promesso. Entrambi si dovevano adoperare per non fare condannare le persone imputate. La decisione è stata presa da Totò Riina, perché era lui il capo della Cupola, dopo che la Corte di Cassazione confermò le condanne del maxiprocesso».