Palermo, sequestrata lettera intimidatoria destinata a Grasso
Firmata «I cittadini onesti di Palermo», gli inquirenti per adesso non escludono che dietro la lettera minatoria si nasconda Cosa nostra
La lettera, indirizzata al Presidente del Senato Pietro Grasso e che alla voce mittente presentava la scritta «I cittadini onesti di Palermo», è stata sequestrata ieri pomeriggio nel centro meccanografico delle poste di Palermo. All’interno oltre a quattro pagine con insulti e minacce in cui si accusa l’ex procuratore nazionale antimafia di avere “tradito” la lotta a Cosa Nostra, è stato ritrovato un flaconcino di vetro contenente un liquido giallo e la scritta “orange”. L’allarme è scattato in seguito a un controllo ai raggi X che ha reso necessario l’intervento degli artificieri e della polizia scientifica che dovrà analizzare il liquido. Quel che è certo al momento, è la presenza di insulti e minacce e l’assenza di bossoli. Sul contenuto della lettera le forze dell’ordine mantengono il riserbo anche se sembra che le minacce non riguardino soltanto il presidente del Senato ma anche i suoi familiari e soprattutto la moglie Maria Fedele che da decenni insegna nelle scuole più “a rischio” di Palermo ed è in prima linea nella diffusione della cultura della legalità. L’attività della moglie di Pietro Grasso è raccontata in “Liberi tutti”, l’ultimo libro del Presidente del Senato dal quale è tratto lo spettacolo teatrale “Dopo il silenzio” che ha debuttato martedì scorso al Teatro Biondo di Palermo, alla presenza dello stesso Grasso.
L’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Fici, valuterà anche la coincidenza temporale dell’arrivo della lettera con la dichiarazione che Grasso ha rilasciato ieri in Parlamento, esortando la classe politica a fare la propria parte nell’accertamento delle verità sulle stragi terroristiche e mafiose. Il Presidente del Senato ha per questo motivo auspicato l’istituzione di una una commissione di inchiesta con il «compito di rendere pubblici i documenti delle commissioni passate e continuare il lavoro d’inchiesta», aggiungendo quanto sia necessario «avere il coraggio di guardarci indietro senza paura e senza omissioni, perché un Paese che nasconde e teme la propria storia è un Paese senza futuro».
Appresa la notizia della lettera minatoria indirizzata a Pietro Grasso, Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha espresso la solidarietà della città al presidente del Senato. «E’ da più di vent’anni – sottolinea Orlando – che il presidente Grasso, prima da magistrato e ora da Presidente del Senato, è in prima linea nella battaglia contro Cosa Nostra. Oggi, dopo l’ennesimo tentativo di intimidazione nei suoi confronti, gli esprimo la totale solidarietà di tutti i palermitani, con l’impegno a proseguire la lotta alla mafia fino al completo sradicamento di questo cancro della Sicilia».
Toccherà adesso agli inquirenti capire se l’ex procuratore nazionale antimafia possa essere di nuovo nel mirino di Cosa nostra dopo le dichiarazioni del pentito Gioacchino La Barbera che , il 23 gennaio durante le deposizioni al processo sulla Trattativa Stato-mafia, dichiarò come fosse nei piani della mafia ucciderlo e che l’attentato fallì solo per un problema tecnico: «Per eliminare Piero Grasso avevamo già l’esplosivo e i telecomandi. L’attentato doveva avvenire a Monreale, luogo in cui andava spesso per incontrare i suoceri. Dopo aver ritirato i telecomandi a Catania avevamo fatto i sopralluoghi. L’esplosivo andava collocato in un tombino nella strada in cui doveva passare con la macchina, ma ci fu un problema tecnico. Rischiavamo che scoppiasse prima del passaggio e non se ne fece più nulla».